La storia di Wimbledon, il torneo di tennis più antico e prestigioso al mondo

Erano circa le sei di pomeriggio di domenica 13 luglio 2008, esattamente una settimana dopo la finale ormai storica tra Rafael Nadal e Roger Federer, vinta dal primo 9-7 al quinto set, in 4h 48? di estenuante ma fantastica lotta; mi trovavo a Londra ancora per pochi giorni ed avevo deciso di non andarmene prima di essere andata a “salutare” il Tempio del tennis. Scesa dall’autobus mi è bastato attraversare la strada ed ecco che mi trovavo ad uno dei gates del più prestigioso torneo del mondo; il cancello era chiuso, come mi aspettavo, ma attirai l’attenzione di un guardiano, tipico inglese ed in perfetta divisa verde e viola. Saputo da dove venivo chiamò un suo collega italiano e scambiammo due parole sul torneo, mi chiesero per chi tifavo e mi fornirono qualche aneddoto sul mio campione preferito. Il mio “saluto” al Tempio terminò lì, ma già da quel poco che ho scorto attraverso i cancelli, dall’immagine e le parole dei custodi trapelavano quella tradizione e quella storia che hanno profondamente inciso sull’evoluzione del tennis, rendendo il terzo Slam stagionale unico al mondo.
Wimbledon: nel 1877 la prima edizione
La sua lunga storia ebbe inizio nel 1877, quando si tenne la prima edizione del singolare maschile sotto il controllo dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club, disputata con appena 22 iscritti (vinse Spencer Gore) e su un campo (rigorosamente in erba) nei pressi di Worple Road; per l’occasione fu sistemato il terreno di gioco e vennero fissate alcune regole circa le dimensioni del campo e l’altezza della rete che sono valide, salvo qualche eccezione, ancora oggi. Wimbledon segnò l’evoluzione del tennis perché vide innanzitutto il passaggio dal jeu de paume, antenato del nostro sport, al tennis vero e proprio; inoltre, proprio sui suoi campi furono eseguiti per la prima volta alcuni dei colpi fondamentali: la volée fu un’ “invenzione” proprio del primo vincitore Spencer Gore, che grazie alle numerose intercettazioni a rete conquistò il titolo dando vita ad una lunga disputa sulla validità di questo colpo che fu poi approvato e regolamentato; nel 1878 Frank Hadow, sfidando proprio il campione uscente per la formula del challenge round, lo eliminò anche grazie ai primissimi pallonetti. Infine Herbert Lawford, vincitore nel 1887 e finalista in altre quattro occasioni, fu il primo a stupire il pubblico e gli avversari con un colpo inedito: lo smash.
I gemelli Renshaw: le prime star del tennis
I primi “divi” del tennis distintisi a Wimbledon furono coppie di fratelli: prima i gemelli William ed Ernest Renshaw, che dominarono il torneo dal 1881 al 1890 con l’unica eccezione della vittoria di Lawford, poi fu la volta di Reginald e Lawrence Doherty, che si spartirono i titoli per un decennio fino al 1906. Nel frattempo la fama del torneo si era espansa ed iniziavano ad affluire anche giocatori dilettanti di altre nazionalità; il primo nome “straniero” a vincere Wimbledon fu quello di una donna (l’edizione femminile era stata inaugurata nel 1884) americana, May Sutton, che nel 1905 conquistò il titolo ad appena 18 anni. Il torneo fu poi forzatamente interrotto dal 1915 al 1918 compresi a causa della Prima Guerra Mondiale.
Aumenta la popolarità del torneo
A causa dell’importanza che il torneo aveva raggiunto, i Championships vennero spostati in una sede più grande, a Church Road, per volontà di Re Giorgio; fu abolita inoltre la formula del challenge round. Ovviamente si distinsero anche sui campi londinesi i “quattro moschettieri” René Lacoste, Henri Cochet, Jean Borotra e Jacques Brugnon che ebbero il monopolio sul torneo dal 1924 al 1929 vincendo anche due titoli in doppio. Loro successori furono Fred Perry, vincitore delle edizioni 1934, 1935 e 1936, e Donald Budge che, dopo la prima vittoria nel 1937, con quella del 1938 pose uno dei quattro tasselli che gli consentirono di mettere a segno il primo Grande Slam della storia del tennis.
L’inizio del professionismo
Il torneo subì poi un’altra interruzione forzata dal 1940 al 1944, a causa della Seconda Guerra Mondiale; un anno dopo la riapertura vi fu una svolta epocale, ad opera di Jack Kramer: nel 1947 infatti egli determinò l’inizio del professionismo, creando un gruppo di tennisti stipendiati che giravano il mondo disputando tornei di esibizione. Solo nel 1968, con la nascita dell’Era Open, si unificarono i due rami del tennis che si erano creati, quello dilettantistico e quello professionistico.
Il dominio australiano
Dal 1952 al 1972 dominarono gli australiani: il primo fu Frank Sedgman, seguito da Hew Load, Ashley Cooper, Neal Fraser, Rod Laver (vincitore di quattro edizioni e che realizzò due volte, nel 1962 e nel 1969, il Grande Slam, unico tennista a compiere e bissare l’opera), Roy Emerson e John Newcombe. Degna di nota nel 1966 la vittoria di Manuel Santana, primo spagnolo a trionfare sull’erba londinese ed unico fino alla vittoria di Rafael Nadal nel 2008.
Dopo il dominio australiano fu la volta degli americani Stan Smith, Jimmy Connors e Arthur Ashe e nel 1973, l’anno del “boicottaggio” (tentato dalla neonata ATP nei confronti del torneo, per protesta contro un’ingiusta squalifica del giocatore Niki Pilic; alla protesta aderirono molti campioni e due italiani, Adriano Panatta e Paolo Bertolucci) del ceco Jan Kodes.
Super Borg re di Wimbledon
Dal 1976 al 1980 fu l’era dello svedese Björn Borg che, dopo aver trionfato sui campi del Roland Garros, non lasciò speranze a nessuno neppure a Church Road: le sue caratteristiche di straordinario giocatore da fondo campo sembravano non bastargli per trionfare anche sull’erba ma Borg, noto anche per il suo temperamento glaciale e la volontà di ferro, si seppe adattare e stabilì il record di cinque vittorie consecutive a Wimbledon eguagliato solo da Roger Federer tra il 2003 ed il 2007. La finale del 1980 disputata contro McEnroe fu uno dei match più combattuti e spettacolari della storia del tennis, terminato con il punteggio di 1-6 7-5 6-3 6-7(16) 8-6. Nel 1981 John McEnroe si prese la rivincita sullo svedese in una dura battaglia di quattro set e vinse il primo dei suoi tre titoli londinesi, intervallati dalla vittoria di Jimmy Connors nel 1982.
L’exploit del giovane Becker
Nel 1985 fu protagonista Boris Becker, allora diciassettenne, che ottenne il titolo a spese di Kevin Curren grazie alla sua straordinaria potenza; il giovane tedesco si riconfermò l’anno successivo, sconfiggendo il più quotato Ivan Lendl per il quale Wimbledon rimase una “maledizione”: Lendl raggiunse la finale anche nell’edizione 1987, ma venne battuto da Pat Cash. Dal 1988 al 1990 i nomi dei due finalisti furono sempre gli stessi, Stefan Edberg e Boris Becker: il primo, svedese, conquistò i titoli del 1988 e 1990 grazie al suo serve&volley; Becker, dopo aver lottato le altre due finali, si prese una rivincita nell’edizione del 1989.
Gli anni ‘90
Il 1991 fu l’anno di un altro tedesco, Michael Stich, sempre a spese di Becker che perse la sua terza finale. Nel 1992 si distinse Andrè Agassi, co-protagonista poi della grande rivalità con Pete Sampras, che batté la “mina vagante” dal servizio più potente del circuito, Goran Ivaniševi?; dal 1993 al 1995 fu poi vincitore Sampras, sconfiggendo sempre grandi finalisti: Jim Courier, Goran Ivaniševi? e Boris Becker. Il 1996 fu un anno molto particolare, perché disputarono la finale due giocatori che non rientravano tra le teste di serie: l’olandese Richard Krajicek, giustiziere di PistolPete nei quarti di finale e vincitore del titolo, e l’americano MaliVai Washington. Dal 1997 il vincitore dei Championships fu nuovamente Pete Sampras, fino al 2000: anche in queste occasioni il fuoriclasse americano ebbe la meglio su grandi (e grandissimi) giocatori come Pioline, Ivaniševi?, Agassi e Rafter.
2001, la fine del regno di Sampras
Sampras venne poi sconfitto nel 2001 al quarto turno, a sorpresa, da un giovane promettente di nome Roger Federer, che sarà poi indicato da molti come il suo erede; lo svizzero non giunse però alla finale, che fu disputata dalla “testa matta” Ivaniševi? e Pat Rafter: al termine di un match ricordato da molti appassionati di tennis il croato, dopo varie finali, riuscì nell’impresa e sconfisse Rafter, giocatore dal perfetto serve&volley, per 6-3 3-6 6-3 2-6 9-7. Il 2002 fu un altro anno di “transizione”, se così si può dire, tra le ere di Sampras e Federer: si aggiudicò il titolo l’australiano Lleyton Hewitt, sconfiggendo il finalista a sorpresa David Nalbandian.
Federer alla conquista di Wimbledon
Nel 2003 ebbe poi iniziò la già annunciata era di Federer, che dominò sui campi di Wimbledon fino al 2007 eguagliando il record di Borg: dopo una prima vittoria contro Mark Philippousis, l’elvetico si impose per due volte e senza perdere un set sul “kid” del Nebraska Andy Roddick, che nonostante il potentissimo servizio non fu all’altezza di Roger. Nel 2006 e con lo stupore di molti raggiunse la finale Rafael Nadal, che l’anno prima era stato eliminato dal semi sconosciuto lussemburghese Gilles Muller al secondo turno; lo spagnolo però intendeva vincere su tutte le superfici ed adattò il suo gioco anche all’erba ed al cemento.
Nel 2007 il match clou si disputò nuovamente tra i due eterni rivali ed ebbe nuovamente la meglio Federer, ma con più fatica: se nel 2006 aveva trionfato in quattro set (6-0 7-6(5) 6-7(2) 6-3), l’anno successivo gliene furono necessari cinque (7-6(7) 4-6 7-6(3) 2-6 6-2), segno che il mancino di Manacor gli era sempre più vicino.
2008, la finale più sofferta
La già citata finale del 2008 fu epica, per alcuni la miglior partita della storia: si contendevano nuovamente il titolo Roger Federer e Rafael Nadal, con lo spagnolo che guidava negli scontri diretti ed aveva compiuto enormi progressi sul cemento e sull’erba, oltre a dimostrare in campo grande carisma e qualità di lottatore che spesso l’elvetico aveva mostrato di soffrire. Rafa parte in maniera impeccabile, rifilando un doppio 6-4 allo svizzero in un match combattuto ma ottenendo un certo margine di vantaggio; sul 5-4 in favore di Roger ma senza break, la partita viene interrotta a causa della pioggia e, dopo più di un’ora, si riprende e si va al tie-break: la pausa ha giovato allo svizzero, che rientra in partita aggiudicandosi il parziale per 7-6(5). Il quarto set è da cardiopalma, si va nuovamente al tie-break e Nadal sciupa un vantaggio di 5-2 e servizio e altri due match point per cedere poi 10-8. Il quinto parziale è quindi decisivo e dopo un’altra breve interruzione e qualche palla break salvata da una parte e dall’altra sul 7-7 Rafa riesce a strappare il servizio all’avversario e al secondo match point che si trova a disposizione nel gioco, il quarto dell’incontro, chiude: game, set, match, Championships: Mr Nadal. Alle 21,15 locali, dopo 4h 48? e quattrocentoquattordici punti (209 per Nadal, 204 per Federer) il maiorchino riesce nell’impresa ed è il secondo spagnolo a trionfare sull’erba londinese dopo Manolo Santana. Nel 2009 Nadal è stato però costretto a rinunciare al torneo per un infortunio al ginocchio ed è nuovamente Federer a trionfare, in un’altra finale contro Andy Roddick che combatte nettamente di più ma cede sul 16-14 al quinto set, in un’altra lunghissima e spettacolare finale che dà il trofeo all’elvetico per la sesta volta. Nel 2010 il detentore del titolo cade però inaspettatamente nei quarti, per mano del ceco Tomas Berdych, che viene però a sua volta sconfitto in finale da Rafael Nadal che torna al successo con il punteggio netto di 6-3 7-5 6-4.
Wimbledon 2010 Isner-Mahut: un incontro maratona
La curiosità è che però in questa edizione il match che forse ha fatto parlare di più è stato un “banalissimo” incontro di primo turno, disputato sul campo 18: a contendersi l’accesso al second round erano John Isner, americano numero 23 del ranking noto per il suo servizio, e Nicolas Mahut, qualificato francese. Il match ha avuto inizio nel tardo pomeriggio del 22 giugno ed è stato sospeso per oscurità quando i due giocatori avevano vinto due set a testa; è stato ripreso alle 14 del giorno successivo ma gli organizzatori sono stati costretti a sospenderlo un’altra volta per oscurità, quando aveva già ampiamente battuto il record di lunghezza. La conclusione di questo strabiliante match è finalmente giunta il 24 giugno con la vittoria di Isner per 70-68 al quinto set, dopo 11h 05? di durata totale e superando anche i record di aces di un giocatore (113 di Isner) e totali (216), durata di un set, maggior numero di giochi in un set ed in una partita, giochi di battuta tenuti consecutivamente dai due giocatori. Ironia del destino, nonostante i due tennisti avessero appena una possibilità su 127 che accadesse, il loro incontro è previsto anche per il primo turno dell’edizione 2011!
Nel 2011 trionfò Djokovic, vincitore anche nel 2014 e 2015. Le sue vittorie furono inframezzate da quelle di Federer nel 2012 e di Murray nel 2013, capace di riportare il regno unito al successo nel torneo più importante.
Questa è la storia, che già per il fatto di essere così lunga e ricca non può che rendere questo torneo il più prestigioso: se ci si unisce il fatto che si disputa a Londra, con le tradizioni sempre rigorosamente rispettate come la premiazione in presenza del Duchessa di Kent, i giocatori che devono attenersi alla tradizione del completo bianco, il non giocare nella “middle sunday”, l’eleganza di ogni membro dell’organizzazione del torneo, si capisce perchè l’atmosfera sia unica.
*Articolo scritto da Giulia Musso @GiuliaMusso91
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