Città del Messico 1968 – Giochi della XIX^ Olimpiade

Il Messico voleva fortissimamente le Olimpiadi del 1968. Per vincere sulle altre città rivali presentò un libro di 180 pagine tradotto in tre lingue. Non solo la documentazione ufficiale richiesta, ma anche un piano di calcolo delle spese, una raccolta storica del paese, i risultati degli eventi sportivi svolti prima delle Olimpiadi, una descrizione dettagliata delle strutture sportive e le condizioni climatiche di Città del Messico, più una raccolta di pareri e ricerche mediche dei possibili effetti dell’altitudine (2600m sopra il livello del mare). All’evento parteciparono 5.516 atleti, con 736 donne, in rappresentanza di 112 nazioni. Fu l’Olimpiade dei record infranti, dell’atletica come poche altre volte è stata vista. L’altitudine favorì i risultati estremi e i record del mondo, tra cui tutti quelli della velocità maschile, degli ostacoli e dei salti in estensione.
Città del Messico 1968: Olimpiadi in altura
Molte furono le polemiche sulla candidatura e l’assegnazione delle Olimpiadi nella capitale messicana: (Copenaghen; 20 ottobre 1965): “I giochi Olimpici di Città del Messico si trovano seriamente in pericolo. Gli sportivi di molti paesi europei sono stati invitati a Città del Messico per partecipare ad una specie di pre-Olimpiade. Tutti sono tornati dicendo: ‘è uno scandalo che si abbia dato fiducia al Messico per ospitare le Olimpiadi! Servirebbero almeno 6 mesi per potersi abituare all’aria povera d’ossigeno… Si porrebbe in pericolo la vita se si cercasse di battere i record. Tutta la stampa europea si chiede come è possibile che il Comitato Olimpico accetterà che tanti sportivi si espongano a condizioni così poco normali. La richiesta è già stata formulata: Togliete i Giochi al Messico!”. Ma c’erano anche commenti meno negativi: “Nessuno spera si infrangano dei record nei giochi del Messico, nelle prove di fondo e mezzo fondo, nelle corse a piedi e a nuoto” – Le Monde (Parigi; 22 ottobre 1965). Ma il Comitato Olimpico ebbe la ferma convinzione che l’altitudine non potesse rappresentare un pericolo serio se a Città del Messico vivevano tranquillamente più di 6 milioni di abitanti e milioni di turisti la visitavano ogni anno. Questi timori furono poi ampiamente smentiti durante la 111a settimana sportiva internazionale svoltasi a Città del Messico, come aveva offerto il comitato organizzatore. I risultati dei vari eventi furono analizzati da studiosi delle nazioni partecipanti che risolsero definitivamente la controversia sull’altitudine in favore della capitale sudamericana.
Risultati
Particolare attenzione va dedicata all’atletica leggera. Il dibattito sugli effetti dell’altitudine sulle prestazioni degli atleti era molto acceso prima delle competizioni, ma le gare smentirono ogni più rosea aspettativa, spesso fondata su studi di settore poco accurati. Fra i maschi, vennero battuti tutti i record di velocità fino ai 400 m piani. Si scese sotto i 10″ nei 100m con Jim Hines (USA, 9″95), sotto i 20″ nei 200m con Tommie Smith (USA, 19″83) e sotto i 44″ nei 400m con Lee Evans (USA, 43″86). Il record che più ha dell’incredibile, rimane quello del salto in lungo maschile, dove l’americano Robert Beamon riuscì a planare letteralmente fino alla misura di 8,90m. Record incredibile che durerà fino al 1991, quando prima Carl Lewis, poi da Mike Powell nella memorabile finale del Mondiale di Tokyo. Il record dei 400m piani durerà invece per 23 anni, quello della 4x400m per 24. Negli anni successivi saranno poi calcolati i vantaggi derivati dall’altura, giungendo a conclusioni strabilianti. Per i 100m il vantaggio fu di 11 centesimi di secondo, anche se Hines aveva già corso 9″9 sul livello del mare pochi mesi prima. Per veder scendere un altro atleta sotto i 10″ si dovrà però attendere il 1977, ancora una volta in altura a Città del Messico. il primo a riuscirci di nuovo a livello del mare sarà Carl Lewis nel 1987. Nei 200m il vantaggio sarà di 20 centesimi di secondo. Ancora una volta, il primo a raggiungere tali record a livello del mare sarà Carl Lewis nel 1983. Nei 400m il vantaggio fu invece di 40 centesimi di secondo.
Il pugno alzato di Smith e Carlos
Ma la scena che rimarrà nella storia delle Olimpiadi sarà il podio dei 200 m piani. Smith e Carlos, primo e terzo classificato, alzarono il pugno sinistro vestito dal guanto nero sul podio di premiazione, come simbolo di fratellanza verso la lotta nera in risposta al razzismo verso gli uomini di colore. Il gesto destò grande scalpore. Molti, a cominciare da Avery Brundage, a quei tempi presidente del CIO, lo considerarono fuori luogo, ritenendo che la politica dovesse rimanere estranea ai Giochi olimpici. Altri lo criticarono apertamente, ritenendo che avrebbe messo in cattiva luce l’intera rappresentativa statunitense e recato danno alla nazione americana. Molti però espressero solidarietà ai due atleti, encomiando il loro coraggio. Per decisione dello stesso Brundage, Smith e Carlos furono poi sospesi dalla squadra statunitense con effetto immediato, ed espulsi dal Villaggio olimpico. Tornati in patria, i due subirono altre ritorsioni, fino a ricevere addirittura minacce di morte. Ma il gesto rimase nella leggenda. Nel 2005 nel campus della San Jose State University, è stata eretta una statua raffigurante Smith e Carlos durante la famosa cerimonia di premiazione olimpica. Grazie alle straordinarie prestazioni in altura e agli strabilianti risultati degli atleti di colore, iniziò a nascere il dibattito sullo strapotere fisico degli atleti di colore, dibattito poi andato scemando nelle Olimpiadi successive, quando l’exploit di Valeri Borzov mise fine alle congetture che riprenderanno solo anni più avanti, diventando realtà ormai confermate. Curiosità: Kenia e Etiopia vinsero insieme 10 delle 15 medaglie in palio nel mezzofondo e nel fondo, segno evidente del cambiamento dei tempi e delle maggiori capacità di abitudine all’altura degli atleti africani.
Bikila alza bandiera bianca, poi il grave incidente e la morte
Fine, per concludere l’atletica maschile, della storia Olimpica di Abebe Bikila. Il grande etiope subì le conseguenze dell’altitudine, degli infortuni e dell’età, e fu costretto a ritirarsi dalla gara prima della fine. Nel 1969 poi, mentre stava guidando nei pressi di Addis Abeba, ebbe un grave incidente e rimase paralizzato dal torace in giù. Nonostante le cure e l’interesse internazionale non riuscì più a camminare. Pur impossibilitato nell’uso degli arti inferiori non perse la forza di continuare a gareggiare: nel tiro con l’arco, nel ping pong, perfino in una gara di corsa di slitte in Norvegia. Partecipò inoltre alle para-olimpiadi di Heidelberg nel 1972 nel tiro con l’arco. Morì l’anno successivo, all’età di 41 anni, per un’emorragia cerebrale. Grande sfortunato campione che rimarrà per sempre nella leggenda dello sport mondiale.
Tyus e Szewinska da record nei 100m e 200m
Per quanto riguarda l’atletica femminile vale lo stesso discorso di quella maschile. I record del mondo caddero come frutti maturi. Si corse in 11″08 nei 100m con Wyomia Tyus (USA), in 22″58 nei 200m con la polacca Irena Szewinska. Nel ciclismo fu la Francia a dominare con 4 ori, mentre nella ginnastica fu ancora protagonista il Giappone, vincitore del medagliere con 6 ori totali. Grandi protagonisti Nakayama (4 ori e 1 argento e 1 bronzo) e Kato (3 ori e 1 bronzo). Per l’Unione Sovietica brillò Voronin (2 ori, 4 argenti e 1 bronzo). Fra le donne fu la cecoslovacca Caslavska e dominare la scena, conquistando 4 ori e 2 argenti che si aggiunsero ai 3 ori e 1 argento di Tokyo ’64 e all’argento di Roma ’60. Nel nuoto fu netto dominio USA con 21 ori su 29 in palio. Due ori per Michael Wenden e tre vittorie per Debbie Meyer fra le donne, a cui vanno aggiunte le due affermazioni della collega Claudia Kolb.
Città del Messico 1968: ecco Mark Spitz
Si vede per la prima volta alle Olimpiadi un futuro fenomeno, quel Mark Spitz che conquista i primi ori della carriera nelle staffette 4x100m e 4x200m, oltre all’argento nei 100m farfalla e bronzo nei 100m sl. Nei tuffi si mostra al mondo uno straordinario Klaus di Biasi, che conquista l’argento nel trampolino da 3 metri e l’oro nella piattaforma da 10m. L’U.R.S.S. si prese entrambe le vittorie nella pallavolo, sia maschile che femminile. Nel pugilato esplose il talento di George Foreman, oro nei massimi. Conferma, invece, per Boris Lagutin che, dopo l’argento di Roma e l’oro di Tokyo, conquista la sua terza medaglia vincendo di nuovo le Olimpiadi messicane. Nella scherma sono U.R.S.S. e Ungheria a dominare. 3 ori per la prima e 2 per la seconda. Medagliere a dominio USA con 45 ori, 29 per l’Unione Sovietica e 11 per il Giappone. Disastro Italia, solamente 16 medaglie con 3 ori, 4 argenti e 9 bronzi.
*Rubrica a cura di Paolo Tani @Ta_ta_tane