Storia degli Europei di calcio Italia 1980: i giovani Panzer trionfano a Roma
Come abbiamo già accennato, per la successiva edizione del 1980 il torneo continentale cambiò formula diventando davvero un “campionato” europeo e si stabilì quindi che la fase finale sarebbe stata disputata non più da sole quattro formazioni bensì da otto e la nazionale ospitante vi sarebbe stata ammessa di diritto unitamente alla detentrice del titolo. E per questa prima nuova edizione degli europei l’Uefa, diretta dall’italiano Artemio Franchi, decise di assegnare la manifestazione proprio all’Italia, che tornò quindi ad ospitare la fase finale del campionato europeo dopo soli 12 anni dalla per noi fortunata edizione del 1968. L’Italia arrivava a quel torneo da favorita, non solo perché Paese ospitante (peraltro in quella veste ci eravamo sempre aggiudicati il torneo, sia il mondiale del 1934 che l’europeo nel 1968) ma anche perché, appena due anni prima, nel 1978, avevamo dato spettacolo al mondiale argentino dove, pur piazzandoci alla fine soltanto quarti, eravamo stati a detta di tutti la squadra più bella e divertente. Giovani talenti come Cabrini, Tardelli, Rossi, che avevano preso il posto dei vecchi marpioni di Messico 70, garantivano alla nazionale azzurra un luminoso avvenire e tale, in effetti, sarebbe stato di lì a poco, in occasione del successivo mondiale spagnolo. Tuttavia nel 1980 agli Europei di casa nostra le cose sarebbero andate in modo alquanto diverso rispetto alle rosee aspettative di Federazione e tifosi, per motivi piuttosto inaspettati. Ma andiamo con ordine e diciamo subito che quel 1980 per vari motivi non era stato assolutamente un anno davvero fausto per il nostro Paese, letteralmente sotto la morsa del terrorismo politico, rosso e nero. Non passava praticamente giorno, in quel terribile 1980, che il telegiornale non annunziasse infatti in una qualche città italiana una sanguinosa impresa del terrorismo di matrice comunista, in particolare ricordiamo le Brigate Rosse e Prima Linea, mentre a Roma imperversavano i Nar, i famigerati nuclei armati rivoluzionari, di matrice fascista. Ma quel 1980 sarebbe passato alla storia del nostro Paese anche per la più grande ferita inflitta alla nostra democrazia nel nostro dopoguerra, con la cosiddetta “strage di Stato” alla stazione di Bologna, che avrebbe provocato ben 85 morti, avvenuta poco dopo la conclusione degli Europei, in agosto. E sempre quell’anno terribile si sarebbe verificata la misteriosa strage di Ustica, con l’abbattimento del Dc 9 dell’Alitalia, nelle acque al largo della Sicilia, per cause tuttora mai accertate dalla magistratura italiana, trovatasi nelle sue indagini impotente di fronte ad un vero e proprio “muro di gomma”, dal titolo di un famoso film dedicato all’avvenimento. Ma il 1980 sarebbe stato un anno infausto anche per il calcio italiano, sconvolto, come ricordato ad inizio articolo, dallo scandalo delle scommesse, il primo nella storia del nostro calcio. La domenica del 23 marzo, al termine della normale giornata di campionato, la Guardia di Finanza irruppe sui terreni di gioco di mezza Serie A arrestando platealmente autentiche star del nostro calcio, come Paolo Rossi, eroe in Argentina appena due anni prima, i fuoriclasse della Lazio Bruno Giordano, Lionello Manfredonia e Pino Wilson, storico capitano dello scudetto del 1974, ed un vero “mostro sacro” del nostro calcio come Enrico Alberatosi, a lungo portiere della nazionale azzurra ed appena un anno prima vincitore dello scudetto della “stella” con il Milan. Ma oltre alle star finirono nel tritacarne mediatico-giudiziario anche molti giocatori di secondo o terzo piano e clubs come Milan e Lazio alla fine dovettero finire in Serie B per responsabilità oggettiva, mentre altre società come Bologna ed Avellino ricevevano pesanti penalizzazioni. La stessa Juventus, pur probabilmente invischiata nello scandalo relativamente ad un match con il Bologna, riuscì a cavarsela… Insomma, proprio alla vigilia del campionato europeo, che dovevamo organizzare in casa nostra, il calcio azzurro subiva un vero e proprio tsunami, giudiziario e tecnico al tempo stesso, con gravi conseguenze anche sull’opinione pubblica. Infatti da più parti si ritenne che non fosse più il caso di ospitare la manifestazione continentale, anche se oramai era praticamente impossibile rinunziarci. Tuttavia gli effetti collaterali del terribile scandalo si avvertirono chiaramente visto che molte partite si disputarono in stadi semi vuoti. Consentendo nuovamente al sottoscritto, che in quel 1980 aveva appena terminato la seconda media, un ulteriore aneddoto personale, quegli europei furono visti da chi vi scrive, dall’inizio alla fine del torneo, da un reparto d’ospedale per una piccola disavventura, triste presagio, forse, della successiva performance tutt’altro che fortunata della stessa nazionale azzurra.
Azzurri eliminati dal Belgio
I due gironi della fase finale prevedevano le seguenti squadre: Cecoslovacchia (campione in carica), Germania Ovest, Grecia ed Olanda il primo, Italia, Inghilterra, Spagna e Belgio il secondo. Cominciamo dal girone “azzurro”… L’Italia esordì contro la Spagna a Milano e quella nazionale spagnola di allora non era minimamente paragonabile alla fortissima squadra di oggi. Non era in generale un grande momento per il calcio spagnolo ed infatti anche il Real Madrid ed il Barcellona nelle coppe europee in quel periodo non raccoglievano molto ed il giocatore più atteso era l’attaccante madrileno Juanito, destinato a non lasciare particolari tracce di se.. San Siro per l’occasione si presentò semi vuoto e sugli spalti alcuni irriducibili ultras rossoneri invocavano ripetutamente il nome del Milan piuttosto che sostenere gli azzurri. Azzurri che apparvero subito ben lontani dalla squadra spettacolare che aveva entusiasmato i tifosi al mundial argentino. Lenta e farraginosa nella manovra, l’Italia deluse parecchio, non andando alla fine oltre un noiosissimo pareggio a reti bianche. Nell’altro match, invece, Belgio ed Inghilterra pareggiarono per 1-1 ma a caratterizzare il match di Torino furono sole le gravi violenze sugli spalti dei tifosi inglesi, in preda ai fumi dell’alcool, come era purtroppo loro tradizione in quegli anni. Nella seconda giornata del girone il Belgio superò quindi la modesta Spagna per 2-1 mentre a Torino l’Italia giocò il match migliore del proprio deludente torneo, superando l’Inghilterra dopo una gara tiratissima ed alquanto tesa sugli spalti, per via della sempre turbolenta tifoseria inglese, con una splendida rete nella ripresa di Marco Tardelli. A questo punto il match dell’Olimpico contro il Belgio si prospettava per noi come una vera finale, visto eravamo appaiati a pari punti ma con i nostri avversari ai quali per qualificarsi bastava il pareggio, essendo infatti avvantaggiati nella differenza reti perché avevano segnato una rete in più di noi. Dovevamo assolutamente vincere, quindi, se volevamo approdare alla finale… Come spesso ci accadeva in quegli anni, quando Arrigo Sacchi era ancora molto al di là da venire con la sua rivoluzione calcistica copernicana, quando dovevamo attaccare e vincere a tutti i costi, per noi italiani, abituati ad esprimerci e ad esaltarci in contropiede (allora non si parlava ancora di ripartenze), erano dolori… Insomma, a Roma, nonostante il gran tifo dell’Olimpico, per l’occasione abbastanza gremito, deludemmo di nostro, mostrandoci confusamente generosi ma nella sostanza impotenti a scardinare il catenaccio belga. Ma è anche vero che alla fine a pesare parecchio sulla nostra eliminazione furono soprattutto le decisioni arbitrali, che ci svantaggiarono notevolmente negandoci un paio di evidenti rigori. Un fatto assolutamente clamoroso se si pensa che in quel periodo la squadra ospitante di solito era sempre trattata letteralmente con i guanti dagli arbitri, come era accaduto in Argentina al mondiale e come sarebbe accaduto di li a poco al mondiale di Spagna. E pensare che in quel momento avevamo un autorevole dirigente come Artemio Franchi alla guida dell’Uefa… In conclusione, mesto 0-0 finale e quindi Belgio in finalissima e azzurri mogi mogi alla finalina di Napoli.
GRUPPO B
Torino, 12 giugno 1980
Belgio – Inghilterra 1 – 1
Reti: Wilkins 26′, Ceulemans 30′
Arbitro: Aldinger (Germania Ovest)
Belgio: Pfaff, Gerets, Renquin, Vandereycken, Millecamps, Meeuws, Van der Elst, Van Moer (88 Mommens), Vandenbergh, Cools, Ceulemans
Inghilterra: Clemence, Neal, Sansom, Wilkins, Watson, Thompson, Coppell (81 McDermott), Keegan, Johnson (70 Kennedy), Brooking, Woodcock
Milano, 12 giugno 1980
Spagna – Italia 0 – 0
Arbitro: Palotai (Ungheria)
Italia: Zoff, Gentile, Tardelli, Cabrini (56 Benetti), Collovati, Scirea, Causio, Oriali, Graziani, Antognoni, Bettega
Spagna: Arconada, Tendillo, Gordillo, Zamora, Migueli, Alexanko, Dani (53 Juanito), Saura, Satrustegui, Asensi, Quini
Milano, 15 giugno 1980
Spagna – Belgio 1 – 2
Reti: Gerets 17′. Quini 36′, Cools 65′
Arbitro: Corver (Olanda)
Spagna: Arconada, Tendillo (79 Carrasco), Gordillo, Zamora, Migueli, Alexanko, Juanito, Saura, Satrustegui, Asensi (37 Del Bosque), Quini
Belgio: Pfaff, Gerets, Renquin, Vandereycken,Millecamps, Meeuws, Van der Elst, Van Moer (80 Mommens), Vandenbergh (81 R.Verheyen), Cools, Ceulemans
Torino, 15 giugno 1980
Italia – Inghilterra 1 – 0
Reti: Tardelli 79′
Arbitro: Rainea (Romania)
Italia: Zoff, Gentile, Tardelli, Benetti, Collovati, Scirea, Causio (88 G.Baresi), Oriali, Graziani, Antognoni, Bettega
Inghilterra: Shilton, Neal, Sansom, Wilkins, Watson, Thompson, Coppell, Keegan, Birtles (75 Mariner), Woodcock, Kennedy
Napoli, 18 giugno 1980
Spagna – Inghilterra 1 – 2
Reti: Brookong 19′, Dani 48′ (rig), Woodcock 61′
Arbitro: Lynemair (Austria)
Spagna: Arconada, Cundi, Gordillo, Zamora, Olmo, Alexanko, Juanito (46 Carrasco), Uria, Saura, Santillana, Cardeñosa (46 Dani)
Inghilterra: Clemence, Anderson (83 Cherry), Mills, Wilkins, Watson, Thompson, Hoddle (76 Mariner), Keegan, Woodcock, Brooking, McDermott
Roma, 18 giugno 1980
Italia – Belgio 0 – 0
Arbitro: Garrido (Portogallo)
Italia: Zoff, Gentile, Tardelli, Benetti, Collovati, Scirea, Causio, Oriali (46 Altobelli), Graziani, Antognoni (36 G.Baresi), Bettega
Belgio: Pfaff, Gerets, Renquin, Vandereycken, Millecamps, Meeuws, Van der Elst, Van Moer (49 R.Verheyen), Mommens (78 Vandenbergh), Cools, Ceulemans
Nell’altro girone la gara di apertura fu praticamente la finale di quattro anni prima, Germania Ovest-Cecoslovacchia, ma tanto era stata bella ed entusiasmante la sfida del 1976 tanto fu noiosa e deludente quella del 1980, che vide alla fine vincenti i Tedeschi con il minimo scarto su una mediocre Cecoslovacchia, apparsa decisamente distante dai livelli tecnici ed agonistici di quattro anni prima a Belgrado. Abbastanza sorprendente invece si rivelò la gara di esordio dell’Olanda contro la cenerentola Grecia. Fin dai primi minuti apparve chiaro che quella olandese era una squadra a sua volta ormai ben lontana dallo squadrone che aveva deliziato i tifosi nel 1974 e pure nel 1978 ai mondiali. A lungo tenuta in scacco da una vivacissima Grecia, che in contropiede si rese pericolosa mancando diverse palle goals, l’Olanda passò alla fine solo su rigore. Poi, nella seconda giornata, mentre la Cecoslovacchia piegava nettamente la Grecia, apparsa molto meno brillante rispetto alla prima gara, Germania ovest ed Olanda si affrontarono nel match decisivo. In realtà, a differenza delle storiche sfide disputate nei due precedenti mondiali (2-1 per i tedeschi in finale a Monaco 74 e 2-2 a Baires 78 nei quarti), stavolta la gara non ebbe storia, dominata in lungo ed in largo dalla Germania che si portò saldamente sul 3-0 prima di concedere nel finale due reti ai deludenti ma sempre orgogliosi tulipani… A quel punto, nell’ultimo match contro la Grecia, alla Germania ovest bastò pareggiare per 0-0 per staccare il biglietto della finalissima di Roma contro il Belgio, mentre la Cecoslovacchia terminava seconda e ci avrebbe affrontati a Napoli per il terzo posto.
GRUPPO A
Roma, 11 giugno 1980
Germania Ovest – Cecoslovacchia 1 – 0
Reti: K.H. Rummenigge 57′
Arbitro: Michelotti (Italia)
Cecoslovacchia: Netolicka, Barmos, Ondrus, Jurkemik, Gögh, Kozák, Stambachr, Panenka, Vízek, Nehoda, Gajdusek (66 Masny)
Germania Ovest: Schumacher, Kaltz, Cullmann, K.H.Förster, Dietz, B.Förster (60 Magath), Stielike, Briegel, H.Müller, K.H.Rummenigge, K.Allofs
Napoli, 11 giugno 1980
Olanda – Grecia 1 – 0
Reti: Kist 65′ (R)
Arbitro: Prokop (Germania Est)
Olanda: Schrijvers (15 Doesburg), Wijnstekers, Krol, Van de Korput, Hovenkamp, Stevens, Haan, W.van de Kerkhof, Vreijsen (46 Nanninga), Kist, R.van de Kerkhof
Grecia: Konstantinou, Kirastas, Iosifidis, Foiros, Kapsis, Terzanidis, Livathinos, Kouis, Kostikos (78 Galakos), Mavros, Ardizoglou (68 Anastopoulos)
Napoli, 14 giugno 1980
Germania Ovest – Olanda 3 – 2
Reti: Allofs 20′, Allofs 60′, Allofs 65′,Rep 79′ rig., Van de Kerkhof 85′
Arbitro: Wurtz (Francia)
Germania Ovest: Schumacher, Kaltz, Stielike, Dietz (75 Matthäus), K.H.Förster, Schuster, H.Müller (65 Magath), Briegel, Hrubesch, K.Allofs, K.H.Rummenigge
Olanda: Schrijvers, Hovenkamp (46 Nanninga), Wijnstekers, Krol, Van de Korput, Stevens, Haan, W.van de Kerkhof, Kist, R.van de Kerkhof, Rep
Roma, 14 giugno 1980
Cecoslovacchia – Grecia 3 – 1
Reti: Panenka 6, Anastopoulos 14, Vízek 26, Nehoda 62
Arbitro: Partridge (Inghilterra)
Cecoslovacchia: Seman, Barmos, Ondrus, Jurkemik, Gögh, Kozák, Berger (23 Licka), Panenka, Vízek, Nehoda (74 Gajdusek), Masny
Grecia: Konstantinou, Kirastas, Iosifidis, Foiros, Kapsis, Terzanidis (46 Galakos), Livathinos, Kouis, Kostikos (57 Xanthopoulos), Mavros, Anastopoulos
Milano, 17 giugno 1980
Cecoslovacchia – Olanda 1 – 1
Reti: Nehoda 16; Kist 59
Arbitro: Ok (Turchia)
Cecoslovacchia: Netolicka, Barmos, Ondrus, Vojácek, Jurkemik, Gögh, Kozák, Panenka (89 Stambachr), Vízek, Nehoda, Masny (66 Licka)
Olanda: Schrijvers, Krol, Wijnstekers, Van de Korput, Hovenkamp, Poortvliet, Thijssen, W.van de Kerkhof, R.van de Kerkhof (16 Kist), Rep (46 Nanninga), Haan
Torino, 17 giugno 1980
Germania Ovest – Grecia 0 – 0
Reti: -Arbitro: McGinlay (Scozia)
Germania Ovest: Schumacher, Kaltz, Stielike, K.H. Förster, B.Förster (46 Votava), Briegel, Cullmann, H.Müller, K.H.Rummenigge (66 Del’Haye), Hrubesch, Memering
Grecia: Poupakis, Gounaris, Xanthopoulos, Nikolaou, Ravousis, Nikoloudis (65 Koudas), Livathinos, Ardizoglou, Galakos, Mavros (89 Kostikos), Kouis
L’Italia perde la finalina
La finalina, disputata in uno stadio semivuoto, confermò lo stato di scarsa grazia degli azzurri che, pur dinanzi ad una Cecoslovacchia in tono decisamente minore, apparvero a propria volta tutt’altro che brillanti e nella ripresa andarono pure sotto, riuscendo poi a pareggiare in extremis con Graziani, che faceva coppia in avanti con Bettega al posto dello squalificato Paolo Rossi, la cui assenza in quell’europeo si avvertì eccome… E dopo gli inutili supplementari alla fine fummo sconfitti ai rigori, proseguiti fino all’inverosimile ed interrotti solo dal decisivo errore di Fulvio Collocati, peraltro tra i migliori degli azzurri in quel torneo.
Napoli, 21 giugno 1980
Cecoslovacchia – Italia 1 – 1 (9 – 8 ai rigori)
Reti: Jurkemik 54′, Graziani 73′
Sequenza Rigori: Causio 0-1, Masny 1-1; Altobelli 1-2, Nehoda 2-2; G.Baresi 2-3, Ondrus 3-3; Cabrini
3-4, Jurkemik 4-4; Benetti 4-5, Panenka 5-5; Graziani 5-6, Gögh 6-6; Scirea 6-7, Gajdusek 7-7; Tardelli
7-8, Kozák 8-8; Collovati 8-8 (parato), Barmos 9-8
Arbitro: Lynemair (Austria)
Cecoslovacchia: Netolicka, Barmos, Jurkemik, Gögh, Vojácek, Ondrus, Vízek (64 Gajdusek), Kozák,
Panenka, Nehoda, Masny
Italia: Zoff, Gentile, Cabrini, G.Baresi, Collovati, Scirea, Causio, Tardelli, Graziani, Altobelli, Bettega (83
Benetti)
Germania Ovest sul tetto d’Europa

La finale fu dunque tra la Germania Ovest ed il Belgio che, come visto, si erano già affrontate in semifinale a Bruxelles in occasione degli europei del 1972. La Germania Ovest era peraltro alla sue terza finale consecutiva nei campionati europei dopo quella vinta nel 1972 contro l’Urss e quella persa ai rigori contro la Cecoslovacchia nel 1976. Era una formazione molto rinnovata quella tedesca nel 1980, affidata al tecnico Jupp Derwall dopo il ritiro del mitico Helmuth Schoen, che aveva guidato ininterrottamente la Nationalmannschaft dal 1962 al 1978. Infatti, dopo la generazione fantastica dei vari Maier, Beckenbauer, Overath, Netzer, Gerd Mueller, ecc. il calcio tedesco aveva incredibilmente sfornato una nuova nidiata di talenti destinati a loro volta ad entrare, con il tempo, nella storia del calcio mondiale, come il bizzarro portiere Harald Schumacher del Colonia, capace a volte di papere clamorose ma assolutamente insuperabile nelle giornate di grazia, il difensore Manfred Kaltz, frettolosamente designato erede del grande “Kaiser” Franz ma comunque giocatore di ottimo livello, il grande ma all’epoca giovanissimo Lothar Matthaus, che si fece conoscere al grande pubblico proprio in quel torneo, e poi ovviamente Karl Heinz Rummennigge, uno dei più grandi bomber di sempre ed in grado di non far rimpiangere affatto il grande Gerd Mueller. Della vecchia generazione di campioni resisteva ancora Paul Breitner. Ma in quell’europeo si affacciarono alla ribalta con la mitica maglia bianca con l’aquila teutonica giovani come Pierre Littbarski, anch’egli del Colonia, i fratelli Foerster dello Stoccarda, in avanti il ruvido ma efficace ariete Horst Hrubesh dell’Amburgo e soprattutto un giovane talento purissimo del Colonia, il biondissimo Bernd Schuster, dal carattere decisamente turbolento e che infatti, nonostante i suoi notevoli mezzi tecnici, lo avrebbe ben presto costretto a star fuori dal giro della nazionale teutonica perché inviso ai compagni di squadra, esattamente come Gaby, la sua bella ma altrettanto vulcanica valchiria che aveva sposato… Contro questa autentica macchina da guerra, quale era la Germania occidentale del 1980, il Belgio poteva opporre ben poco, a parte il suo tradizionale e ben collaudato catenaccio ed il ricorso sistematico alla trappola del fuorigioco. I tedeschi partirono subito forte, confermando in pieno il pronostico della vigilia che li vedeva strafavoriti e portandosi in vantaggio con Hrubesch. Poi –però- si mostrarono meno brillanti rispetto alle gare precedenti ed anzitempo appagati e caddero nella trappola dei belgi che puntarono intelligentemente non a sbilanciarsi per tentare l’impossibile rimonta ma a congelare il match fino a quando, ad un quarto d’ora dal termine, colpirono a sorpresa i rivali, che avevano decisamente abbassato la guardia convinti oramai della loro imminente vittoria. Lì –però- apparve in pieno la grandezza dello squadrone teutonico, che infatti avrebbe raggiunto, più o meno con quel medesimo blocco di giocatori, le due successive finali mondiali, nel 1982 e nel 1986. La rete a sorpresa dei belgi, infatti, lungi dal demoralizzare i tedeschi, ebbe invece l’effetto di scuoterli dal loro lungo torpore e nel quarto d’ora finale tornarono a scatenarsi sui livelli delle precedenti gare e quando oramai sembravano profilarsi i supplementari, a soli due minuti dal termine, trovarono ancora con il macchinoso ma possente Hrubesch la rete del trionfo. In un Olimpico gremito da tifosi tedeschi, e che infatti al fischio finale si tinse immediatamente di nero, rosso ed oro, al punto da ispirare una storica copertina del Guerin Sportivo uscita la settimana successiva, la Germania occidentale si aggiudicò per la seconda volta il titolo di campione d’Europa ed il sipario calò su quella edizione degli europei del 1980, alquanto avara di soddisfazioni per il calcio azzurro, sebbene dietro l’angolo era oramai imminente un fantastico quanto davvero imprevedibile suo exploit ad Espana 82.
Roma, 22 giugno 1980
Germania Ovest – Belgio 2 – 1
Reti: Hrubesh 10′, Vendereycken 72′ (rig), Hrubesh 88′
Arbitro: Rainea (Romania)
Germania Ovest: Schumacher, Kaltz, K.H.Förster, Stielike, Dietz, Briegel (55 Cullmann), Schuster,
H.Müller, K.H.Rummenigge, Hrubesch, K.Allofs
Belgio: Pfaff, Gerets, L.Millecamps, Meeuws, Renquin, Cools, Vandereycken, Van Moer, Mommens,
Van der Elst, Ceulemans
*Articolo scritto da Francesco Filograsso
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