Analisi sulle prospettive e sui cambiamenti della formazione rossonera
Boban ha già salutato il Milan, Maldini forse farà lo stesso a stagione conclusa, pieni poteri a Ivan Gazidis, promozione di Moncada, possibile arrivo in rossonero di Rangnick. Sulla base di questi cambiamenti societari nascerà il Milan della prossima stagione con un regole ben precise: solo acquisti di giocatori giovani, tetto ingaggi predefinito, possibili plusvalenze in futuro per far quadrare i bilanci. Tutto perfetto per il Milan che verrà? Non esattamente….
Serve anche esperienza
I rossoneri devono avere l’obiettivo primario di essere competitivi e per fare questo i giovani non bastano; la storia del calcio insegna che nessuna squadra ha mai vinto nulla con solo ragazzini che spesso mancano di continuità e della capacità necessaria di gestire i momenti più difficili. Ecco perché servono (soprattutto nei ruoli chiave) anche giocatori di esperienza, il che non è sinonimo di “fine carriera” ma più semplicemente di prontezza a calcare i palcoscenici più importanti. E poi che senso ha stabilire a priori un limite di età?
No al modello Salisburgo/Lipsia
Indipendentemente dall’arrivo o meno di Rangnick, il modello organizzativo che la Red Bull ha creato a Salisburgo e a Lipsia non è replicabile a Milanello, almeno non del tutto. Il Milan punta a tornare vincente, non è una scuola calcio finalizzata a valorizzare i giovani talenti per poi rivenderli ai top club.
Futuro Maldini
Chiudiamo con Paolo Maldini: non è ancora chiaro cosa deciderà di fare l’ex capitano, ma la sensazione è che una figura come la sua (tralasciando i ruoli di facciata stile Zanetti e Nedved) sia più utile negli spogliatoi che dietro ad una scrivania. Magari con un ruolo di raccordo tra squadra e società. In fondo, come può un ex calciatore avere le competenze specifiche richieste a chi a sta al vertice di un’area tecnico/sportiva?
*Articolo scritto da Luca Cordani
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