Ospite della trasmissione “Juventus Divanum”, l’ex presidente bianconero Giovanni Cobolli Gigli ha affrontato temi sul mondo Juve e ha raccontato alcuni aneddoti legati al percorso vissuto tra il 2006 e il 2009:
Sul suo incarico alla Juve: “E’ stato nel giugno del 2006, avevo rapporti con Grande Stevens e Marchionne. Il dott. Gabetti mi raccontò che il mio nome fu sponsorizzato da Marchionne, dopo un periodo di riflessione venni contatto per questo ruolo. I precedenti dirigenti si erano dimessi”.
Come è l’ambiente Juve: “In condizioni normali non è semplice esser presidente della Juve. Accettai per senso del dovere e per piacere, fui nominato il 29/06/2006 quando già mi trovavo da qualche giorno a Torino”.
Le sue sensazioni: “Presi l’incombenza di rimanere il primo sabato di luglio nella sede della Juve, c’era una marcia pacifica da parte dei tifosi bianconeri. I drughi mi aiutarono a far sentire la mia voce dandomi un megafono, ribadii il mio amore per la Juventus. La tifo da bambino”.
Su Guido Rossi: “Non capivo l’odio e l’accanimento mediatico nei confronti della Juventus. Guido Rossi essendo tifoso dell’Inter favorì quella che era la sua squadra. Quando la Juve andò in Serie B, Moratti stappò bottiglie di champagne. Anche perché Guido Rossi decise di assegnare lo scudetto all’Inter. Anni dopo venne fuori il fascicolo in cui si dimostrava che anche i nerazzurri erano coinvolti”.
Le cessioni del 2006: “Tra le cessione effettuate di quei campioni, non avremo mai voluto vendere Ibrahimovic, che guadagnava all’epoca 2.4 e l’Inter offriva 6mln. Lo zingaro, detto in simpatia, poi ha arricchito il proprio palmares meritando di vincere quei successi”.
Su Agnelli: “Quando seppi che Agnelli sarebbe tornato alla Juve, fui molto contento perché la famiglia era sinonimo di vittorie. Rapporto con Del Piero? Mi chiedo anche io il perché Del Piero non sia in società. Forse non stava simpatico ad Andrea Agnelli. Ha avallato la scelta di Pavel Nedved, ma a mio avviso non era l’uomo adatto. In pectore, mi auguro che un giorno sia vice direttore Gianluigi Buffon”.
Sul processo: “Per la Juventus era già decisa la Serie C, la Serie B chiesta da Zaccone non fu capita perché il senso era quello di mantenere comunque in vita il club. La C avrebbe potuto portare allo scioglimento. Ha deluso i tifosi? Io penso che abbia operato in maniera corretta. Lui è stato uno degli avvocati penalisti più bravi in circolazioni, altri suoi colleghi mi dissero che si era mosso giuridicamente in maniera corretta”.
Su Moggi e il mancato supporto nel processo: “Non è vero che Moggi non venne supportato dalla società, l’ho conosciuto qualche anno prima di arrivare alla Juventus e ricordo le sue grandi doti da negoziatore. Si è voluto puntare il dito su di lui e sulla Juve in maniera molto accanita. Non avrei problemi a fare una trasmissione con lui, anche perché non posso giudicare il periodo antecedente al mio arrivo alla Juve”.
Sull’esonero di Ranieri: “Sinceramente la nostra impressione, Blanc per primo, è che l’allenatore avesse perso il controllo della squadra. Non lo seguivano più. Insieme decidemmo di trovare una soluzione, i giocatori volevano che Ranieri lasciasse. Questa era la mia sensazione. Ferrara? Doveva essere di passaggio, giocò le ultime partite vincendole ma non convincendo nel gioco.. In estate le valutazioni di Blanc portarono a sondare diversi nomi come quelli di Giampaolo e Conte, ma si decise di dare fiducia a Ferrara. Ero d’accordo anche io. Dopo un inizio brillante, non si ripeté”.
Rimpianto: “Alla fine della Serie B, avrei convinto Deschamps a rimanere. Lui non fu consigliato bene dal suo manager, voleva ridiscutere il contratto già in essere. Aveva accordo per tre anni. Problemi sul mercato? No, non è confermabile l’indiscrezione di allora. Posso dirvi che non c’era un grande feeling tra Secco e il tecnico francese”.
Su Diego, Poulsen e Melo: “Per il brasiliano c’era difficoltà a farlo giocare con Del Piero, infatti non fece bene. Poulsen? La scelta fu avallata dal vice di Ranieri. “Damianò mi disse nel garage dell’albergo di Pinzolo che Poulsen andava preso. Melo? Era tosto come giocatore, meno come carattere”.
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