Mugello Incidente Pirro e la sicurezza nel motorsport: il pilota si è salvato senza riportare gravi conseguenze nonostante non indossasse la nuova protezione airbag
Michele Pirro è sopravvissuto ad un terribile incidente avvenuto nella seconda sessione di prove libere del Gran Premio d’Italia 2018. Pirro è letteralmente volato via dalla propria moto in fondo al rettilineo principale dove i bolidi toccano una velocità di circa 350 km/h.
"Un jolly dal mazzo l'ho giocato! Sono un po' sbattuto, ma ho la pelle dura". Cosi' Michele Pirro @PirroRider , il 32enne di San Giovanni Rotondo, rassicura i suoi tifosi, dopo lo spaventoso incidente durante le prove libere del Gp d'Italia al Mugello. https://t.co/XBMWhZlBF0 pic.twitter.com/ncmN1fNCvZ
— Tgr Rai Puglia (@TgrRaiPuglia) June 2, 2018
“È un punto pericoloso. Già anni fa chiesi di modificarlo” ha subito commentato il campione del mondo Marc Marquez, protagonista anche lui di un brutto botto nel 2013 nello stesso punto della pista. È dunque ora di modificare il circuito toscano in nome della sicurezza?
Mi tornano in mente le frasi di Clay Regazzoni, durante il tragico weekend del GP di San Marino 1994. “Che senso ha andare a 300 km/h quando nella vita quotidiana ti obbligano ad andare a 130 km/h? Quando una Formula 1 tocca i 220, 240 km/h è più che sufficiente“. Ed ancora: “Nei punti in cui si sono verificati gli incidenti di Ratzenberger e Senna 10 anni fa si passava a poco più di 200 km/h, mentre ora le macchine viaggiano a 300 km/h“. Nei giorni seguenti Regazzoni rincarò la dose contro coloro che si ostinavano a non voler rallentare le monoposto: “Sento parlare di protezioni particolari per i piloti. Tra qualche anno li vedremo vestiti con la tuta aerospaziale, ma non è questa la strada che deve imboccare il motorsport“.

Stiamo sicuri che se Michele Pirro avesse indossato le nuovissime tute con airbag, ora tutti i giornalisti avrebbero sentenziato che il pilota italiano era uscito incolume dall’incidente proprio grazie alla nuova tuta. Caso vuole che non sia così: essendo una wild card Pirro non ha l’obbligo di indossare la tuta con l’airbag, a differenza di tutti gli altri piloti. Ieri non l’ha indossata e si è salvato comunque. Merito della scienza di ultima generazione? No. Casualità, Provvidenza, Destino, chiamatelo come volete, ma Michele Pirro si è salvato senza ricorrere alle tecnologie più evolute.
Pochi giorni dopo la scomparsa di Simoncelli, Valentino Rossi intervistato da Giorgio Terruzzi disse: “Quando succedono incidenti del genere a caldo pensi: cavolo, lì ci sono anch’io. Poi però a mente fredda ragioni: una sera vado a una cena con amici, un camion si dimentica di fare uno stop e… può capitare. Anche la vita quotidiana è piena di rischi“. Lo stesso Rossi più volte in passato aveva avanzato tesi analoghe a quelle di Regazzoni: “Per una MotoGP la velocità massima di 300 km/h è più che sufficiente. Andare oltre è inutile: il pubblico non si accorge della differenza, al contempo è più pericoloso per noi“.
La sicurezza dunque non si costruisce soltanto vestendo i piloti con tute aerospaziali, che sono sì sicure ma non possono scongiurare certi determinati incidenti, ma anche con analisi più approfondite che non spettano agli scienziati: dove vuole andare il motorsport? È un’esasperata ricerca della prestazione o è una competizione sportiva tra campioni?
Articolo scritto da Mario Luca Gollini @mrgollins
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