Giro d’Italia 2018. Un occhio ai possibili vincitori della corsa a tappe: tante le assenze, assisteremo ad un Doumoulin bis? Si parte con la cronometro

Giro d’Italia 2018. Dodici squadre per un totale complessivo di 218 corridori, questi i numeri del 101 Giro d’Italia che prenderà domani il via da Gerusalemme. Non è la prima volta che la corsa a tappe italiana parte da un’altra Nazione, ma da Israele non era mai successo. Il motivo è l’omaggio che si è voluto fare a Gino Bartali dichiarato “Giusto tra le Nazioni” per aver salvato la vita di centinaia di ebrei durante la Seconda guerra Mondiale dalla deportazione dei nazisti nei campi di concentramento che gli è valsa il 22 aprile 2018 la cittadinanza onoraria d’Israele. Inutile dire che tutti gli occhi e le attenzioni degli appassionati di ciclismo sono rivolti su Chris Froome sul podio più alto a Parigi nei suoi tre consecutivi Tour de France, cui fa da cornice anche la Vuelta conquistata nell’edizione del 2018. Una presenza che tuttavia non ha mancato di scatenare, in queste ore di vigilia, un vespaio di polemiche per una non negatività al salbutamolo, una sostanza dopante, che risale a sette mesi fa e che aspetta ancora una sentenza dal tribunale. A questo punto occorre aprire una parentesi: va bene tutto, e noi siamo i primi ad essere al fianco della giustizia sportiva chiamata a decidere sulle positività o meno dei ciclisti. In passato ne sono successi di tutti i colori e da quando si è instaurato il pugno di ferro con controlli ferrei e squalifiche fino al ritiro della licenza di correre la situazione è notevolmente migliorata, ma attendere ben sette mesi per una sentenza di tale portata ci sembra un po’ troppo. Occorreva agire molto prima e prendere una decisione non attendere che il capitano della Sky potesse presentarsi regolarmente ai nastri di partenza del Giro. E se, metti caso, che la sentenza arrivi non diciamo durante, altrimenti sarebbe da manicomio, ma alla fine della corsa cosa con Froome eventuale vincitore cosa accadrebbe? Che verrebbe depennato dall’Albo d’Oro; e non basta quello che è accaduto a Lance Armstrong (a proposito alla partenza domani ci dovrebbe essere anche lui e anche qui polemiche a non finire) che si è visto togliere i sette Tour vinti? Un po’ di saggezza, soprattutto tenuto conto del recente passato, sarebbe stata molto opportuna. Detto questo, con la speranza che Froome sia riconosciuto innocente, tornando alla corsa c’è da rammaricarsi dell’assenza di Vincenzo Nibali. Il capitano della Bahrain Merida trionfatore della Milano-Sanremo ha deciso di puntare quest’anno sul Tour de France e sul mondiale privando i tifosi di un duello che sicuramente avrebbe incendiato le strade nostrane. Tolto quello che è il suo principale antagonista nelle corse a tappe chi potrà contrastare il passo al campione britannico? Su tutti spicca Tom Domoulin, vittorioso a sorpresa nel Giro dello scorso anno capitano del Team Sunweb. Fortissimo a cronometro, campo su cui ha saputo costruire il successo nel 2017, si sa difendere bene anche sulle salite. Le prime gare di quest’anno, comprese le classiche belghe, non l’hanno visto protagonista; che le abbia corso in preparazione al Giro? Vedremo. Chi punta tutte le sue fiches sulla corsa in rosa è Thibaut Pinot della FDJ anche se a dire il vero è da qualche anno che si presenta ai nastri di partenza delle corse a tappe come tra i favoriti ma poi non riesce mai a dare prova delle sue potenzialità. Ora avendo acquisito una maggiore maturità può decidere se diventare finalmente un campione oppure restare tra le eterne promesse. Occhio anche ai colombiani Johan Chaves della Mitchelton Scott e Miguel Angel Lopez dell’Astana. E tra gli italiani? C’è lui, il sardo Fabio Aru, vincitore della Vuelta nel 2015 secondo al Giro nello stesso anno e quinto al Tour del 2017 indossando anche la maglia gialla per due tappe, stilisticamente sulla bicicletta non è proprio perfetto ma è uno che sulle salite anche quando è in difficoltà lotta con tutte le proprie forze e staccarlo non è facile toccherà a lui non rimpiangere Nibali e rinfocolare le speranze di tagliare in rosa il traguardo finale a Roma su Via dei Fori Imperiali. Questi in sostanza dovrebbero essere i protagonisti per il successo finale. Abbiamo detto del rammarico per l’assenza di Nibali a cui si devono aggiungere quelle di Roman Bardet, Rigoberto Uran, Micha? Kwiatkowski, vittorioso nella Tirreno-Adriatico di quest’anno, Greg Van Avermaet, e soprattutto del tre volte campione del mondo e vinciotore quest’anno della Parigi-Roubaix e della Gand – Wevelgem, di Nairo Quintana e dei velocisti Kittel, Greipel, Gaviria. Nelle tappe pianeggianti potranno avvantaggiarsi Elia Viviani e Sacha Modolo. Tutte assenze illustri che lasciano rimpianti per uno spettacolo che avrebbe potuto essere stellare. Ma tant’è. Appuntamento dunque alla cronometro di 9,7 Km sul circuito di Gerusalemme che darà la prima Maglia Rosa.
Giuseppe Spinazzola
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