ESCLUSIVA R2S – “Niente derby ai quarti, vorrei vedere Juventus e Roma in semifinale di Champions. Il Milan di Gattuso è il più coerente di tutti, l’Arsenal potrebbe andare in difficoltà se subisce gol subito. E sul Napoli…”

Monica Bertini, giornalista sportiva per le reti Mediaset, è diventata ormai un volto familiare a tutti noi perché il suo lavoro le permette di esser vista e seguita da milioni di telespettatori. Stimata collega per la sua preparazione e competenza, la nostra redazione l’ha contattata telefonicamente, in esclusiva, per affrontare tutti i temi legati al mondo calcistico, ad iniziare dalla Champions League:
Come commenti il passaggio del turno della Roma?
“E’ fantastico, è da tantissimi anni che mancavano due squadre italiane ai quarti di finale. E spero non si affrontino, perché sono una persona che tifa sempre per il suo paese e mi sento a riguardo molto patriottica. Questo risultato mi ha reso molto orgogliosa, spero che Roma e Juventus ma anche Lazio e Milan possano andare avanti il più a lungo possibile. Più i nostri club vanno avanti in Europa, più questo rilancia il nostro calcio come opinione comune. Questa è una delle mie battaglie personali contro chi non giudica più la Serie A il campionato più bello del mondo, perché a mio avviso rimane uno dei migliori. Si parla tanto della Premier come il top, ma il nostro calcio a livello difensivo è superiore e non ha nulla da invidiare a livello di gol, anche da noi si segna tanto”.
Roma e Juventus, dunque, vorresti non si incontrassero ai quarti…
“Vorrei arrivassero entrambe in semifinale, guardo più al bicchiere mezzo pieno rispetto a chi dice che con lo scontro diretto almeno una delle due sarebbe tra le migliori quattro.
Questa sera proprio in diretta su Mediaset Premium assisteremo alla sfida tra Barcellona e Chelsea. Ti chiedo: dobbiamo preferire i blues perché c’è Antonio Conte e quindi un pezzo d’Italia, oppure per il fatto che sarebbe meglio eliminare Messi e compagni?
“A prescindere da tutto, la Juventus preferisce il Chelsea al Barcellona perché negli ultimi anni è stato un avversario incontrato molte volte. Così come Allegri, che lo ha pescato anche ai tempi del Milan. Sicuramente il Barcellona sarebbe una bella gatta da pelare per entrambe le nostre squadre, offre sempre uno spettacolo incredibile. Per una questione d’italianità scelgo mister Conte, ma dall’altra parte riconosco la bellezza degli spagnoli”.
Lazio che ha più chance di passare rispetto al Milan in Europa League. Credi nell’impresa dei rossoneri a Londra?
“Per il Milan è molto difficile, a San Siro è stata una batosta. La formazione di Gattuso, prima di quella sfida, arrivava da un percorso netto mentre l’Arsenal arrivava da una serie di sconfitte e quindi doveva vincere. Dall’esame probante i rossoneri sono usciti con le ossa rotte, anche se il ritorno è complicato penso che il Diavolo è sempre il Diavolo e dall’inferno può uscir bene. Sarebbe un’impresa, ma lo era anche ottenere quei risultati in campionato. Quindi, perchè no”.
Forse c’è stata troppa esaltazione dei media per questa sfida, addirittura si è parlato di rose simili prima di giovedì…
“L’esaltazione è più esterna che interna, io a livello di umiltà vedo ancora lo stesso Milan che giocò con il Benevento. E Gattuso è stato molto bravo a non esaltare l’ambiente per i risultati ottenuti, infatti aveva anche detto di voler vedere cosa si diceva dopo la prima sconfitta. Questo Milan lo trovo molto coerente, segue lo schema del lavorare a testa bassa. Montella? Non è che non ci fosse la stessa umiltà con lui, in quel periodo qualcosa non funzionava e ad ammetterlo sono stati gli stessi calciatori. Al di là della sconfitta con l’Arsenal, il Milan ha attuato un processo di ‘purificazione’ e ha tirato tutto fuori”.
L’Arsenal è poi una squadra crazy, tende molto spesso a dar chiuso il discorso e spesso perdono proprio per questo.
“Se il Milan dovesse segnar subito a Londra, gli inglesi potrebbe avere un po’ d’ansia e paura. I rossoneri, giustamente, non avrebbero più nulla da perdere e sembrano già fuori, mentre la pressione è tutta sulla squadra di Wenger che ha più da perdere da questa sfida”.
A proposito di pressione, ce l’ha più la Juventus che ha riconquistato la testa oppure il Napoli che si trova dietro? Meglio secondo te inseguire oppure esser inseguiti?
“Io preferirei esser la battistrada e tenterei di scappare. La pressione è tutta per il Napoli, anche perché è stato eliminato da tutte le competizioni per premiare il campionato. Essendo davanti per lungo tempo ha portato, secondo me, a fare qualche calcolo in vista dello scontro diretto di aprile e ad oggi lo svantaggio può essere influente. E i calciatori potrebbero risentire di un po’ di pressione per la perdita del primo posto dal punto di vista mentale e psicologica”.
Considerando i risultati raccolti dalle italiane negli ultimi anni, sei d’accordo con quella riforma UEFA che ora consentirà di qualificare quattro squadre invece che tre?
“Fosse per me, ne metterei anche dieci di italiane (ride ndr). Difendo molto ciò che è mio, è il nostro calcio e non sarò mai in disaccordo per il numero di squadre in Europa. Si parte sempre sullo 0-0, sia contro i campioni d’Europa sia contro quelli più deboli”.
Quale è stata la tua prima impressione quando hai saputo che Mediaset aveva acquistato tutte le partite dei prossimi mondiali? Hai provato una forte emozione oppure è ormai tutto nel campo della normalità?
“Il direttore Alberto Brandi mi ha chiamata il giorno prima del sorteggio dei mondiali e mi ha chiesto di partecipare alla diretta su Italia 1. Quel 1 dicembre era il mio giorno di riposo, ma ci ho rinunciato molto volentieri. Non c’era l’ufficialità che Mediaset avrebbe trasmesso l’intera manifestazione, ma pur non avendo realizzato cosa stava succedendo ho iniziato a sospettare qualcosa. Per tutta la trasmissione ho avvertito una forte adrenalina, non ero in Russia ma negli studi di Cologno Monzese per cui è stato pazzesco”.
Chiudo con una curiosità: la figura del giornalista a cui noi tutti siamo abituati è quella dell’imparziale e super partes, mentre oggi c’è chi professa il proprio tifo e spesso non riesce ad esser obiettivo. Tu cosa pensi di questa situazione?
“Sono scelte, scelgo l’immagine che voglio dare di me e che corrisponde alla realtà. Dal mio punto di vista preferisco parlare di qualsiasi squadra in modo imparziale non perché voglio esser distaccata ma perché voglio esser più credibile. Io amo follemente il calcio e adoro che le persone mi identifichino come obiettiva. Sono molto perfezionista in questo, mi piace molto quando il telespettatore mi fa un commento per ciò che dico senza dirmi che ‘sono tifosa di x’. Non è un male se un giornalista dichiara la squadra per cui fa il tifo, perché può parlarne obiettivamente sia nel bene sia nel male ma questo lo rende attaccabile. E io voglio evitare questo. Io sono una donna e in questo ambiente deve entrarci in punta di piedi: deve studiare di più dell’uomo, deve esser più professionale e deve cercar di essere più preparata”.
Twitter: @_Morik92_
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