Giro d’Italia 2018. Chris Froome ha lanciato il guanto di sfida confermando la sua partecipazione alla corsa in rosa. Cosa farà lo Squalo?
Giro d’Italia 2018. Dunque lui ci sarà. Dopo essersi quasi esclusivamente concentrato sul Tour de France vincendone ben quattro di cui tre consecutivamente e dopo l’accoppiata con la Vuelta di quest’anno ha finalmente deciso: correrà il Giro d’Italia 2018. Era ora si saranno detti gli appassionati di ciclismo che potranno guardare da vicino il corridore principe nelle corse a tappe degli ultimi anni. La corsa a tappe italiana è stata presentata ieri con un parterre di prim’ordine: dai grandi campioni di oggi (Nibali, Contador, Aru, Dumoulin) a quelli di ieri (Gimondi, Adorni, Moser, Basso, Simoni) impreziositi dalla presenza del presidente dell’UCI Davide Lappartient, da Adriano Di Rocco, presidente della Federazione Italiana e dal CT. Davide Cassani.
La sola presenza del britannico impenna le aspettative di assistere ad un grande Giro anche se molto probabilmente mancherà il duello con il nostro Vincenzo Nibali, l’unico in grado di spezzare il dominio assoluto dell’alfiere della Sky nel Tour del 2014 quando arrivò a Parigi in maglia gialla mentre Froome fu costretto al ritiro nella famosa tappa del pavè dopo essere caduto per ben due volte riportando fratture al polso e alla mano destra. Il nostro indiscusso alfiere non ha ancora sciolto i dubbi sulla sua presenza, ma siamo convinti che le tappe siciliane, la sua terra, con l’ascesa sull’Etna alla fine lo convinceranno a prendere il via. Certo che confrontarsi con lo squadrone SKY non è cosa da poco. Al di là delle classiche micidiali “frullate” di Froome va accoppiata anche la grande qualità della sua squadra capace di pilotare il proprio capitano con tranquillità fino agli ultimi chilometri delle salite sfiancando tutto il resto della compagnia. A questo proposito proprio in calce alla manifestazione della presentazione del Giro il Presidente dell’UCI ha detto tre cose molto interessanti: una specie di fair play finanziario in chiave ciclistica, la riduzione dei componenti della squadra al via ad otto corridori e la diminuzione di una settimana delle grandi corse a tappa. Bene, sulla prima ipotesi siamo concordi. La crisi economica ma soprattutto gli ingaggi milionari delle grandi squadre, in primis proprio la SKY, non solo hanno pesato sulla spettacolarità quasi sempre da esse dominate, ma hanno anche pesato sulla fuga degli sponsor in particolar modo quelli italiani. Sugli altri due punti non siamo d’accordo. Perché ridurre il giro d’Italia e la Vuelta di una settimana ed invece il Tour ne è esente? Prima lo facciano loro e poi vengono a ruota gli altri due, non è possibile che al Tour viene concesso tutto e gli altri vengono mortificati. Sul terzo punto è vero che la minore presenza di corridori in gruppo può evitare le cadute che stanno falcidiando le corse negli ultimi anni però è altrettanto vero che in questo modo viene anche meno la possibilità, soprattutto dei neo professionisti, di fare necessaria esperienza.
Tornando al Giro 2018 non mancano le grandi montagne dall’Etna, di cui abbiamo già parlato, all’insidiosa salita del santuario di Montevergine, al Gran Sasso con arrivo al Campo Imperatore, allo Zoncolan, al Passo Tre Croci, al Colle delle Finestre, al Cervino. Due le cronometro: la Trento-Rovereto di Km. 34,5 e quella inaugurale sul circuito di Gerusalemme di Km.9,7. Di grande impatto emotivo le tappe Assini-Osimo con il passaggio a Filottrano paese del compianto indimenticabile Michele Scarponi e quello sull’autodromo di Imola dove Vittorio Adorni conquistò il titolo mondiale in una memorabile corsa iridata. Si parte dunque da Gerusalemme e non sono mancate le solite polemiche politiche su cui sorvoliamo. Alla fine il buon senso ha prevalso e si arriverà a Roma davanti al Colosseo in un circuito sui Via dei Fori Imperiali.
Avversari di Froome? Con la speranza di vedere alla partenza Nibali, senz’altro Fabio Aru che nel Tour di quest’anno ha indossato la maglia gialla facendo sognare i tifosi e gli appassionati italiani prima di arrendersi ai malanni, Mikel Landa e l’ultimo vincitore Ton Dumoulin che sornione è un osso durissimo da digerire.
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