Esattamente 25 anni fa Claudio Chiappucci trionfava al Sestriere, nella 13^ tappa del Tour de France 1992, al termine di una lunghissima fuga. Una tra le imprese più eroiche nella storia dello sport italiano
All’epoca avevo 9 anni. Alcune settimane prima avevo assistito alla cronoprologo del Giro d’Italia 1992, partito da Genova, per celebrare le Colombiadi (i 500 anni dalla scoperta dell’America). Quella di Genova, che ebbi la fortuna di assistere su un pullman sponsorizzato dalla Coca Cola accanto al traguardo con Gino Bartali a pochi metri da me, fu una delle rarissime cronometro perse da Miguel Indurain, assoluto dominatore del ciclismo dal 1991 a 1996.
Forte dell’emozione di quell’evento vissuto in diretta, sabato 18 luglio 1992, mi apprestavo a seguire la tappa alpina del Tour de France con arrivo al Sestriere. Mentre mia madre e le mie sorelle erano al mare, io, reduce da una fastidiosa bronchite, restavo a casa con mio padre a guardare in TV quella che sarebbe la tappa del Tour de France più emozionante di sempre.
Chiappucci in fuga da inizio tappa
Accesa la televisione, Chiappucci era già in fuga. Aveva attaccato subito e all’improvviso. Un attacco deciso, avventato, anzi avventatissimo. Sarebbe stata durissima portarlo in fondo. Tutti gli uomini di classifica alle sue spalle si sarebbero mossi per tempo per provare a colmare il divario. E così fu. Indurain, che si vide momentaneamente scavalcato in classifica generale dal fuggitivo ciclista italiano, trovò nel suo tentativo di rimonta anche il sostegno di Gianni Bugno. Questo per rimarcare che la fuga di Chiappucci non fu la fuga dell’uomo fuori classifica, quello lasciato andare dal gruppo verso la disperata del giorno di gloria. Fu la fuga del secolo; un attacco lunghissimo al ciclista più forte, Miguel Indurain.
Indurain alla caccia di Chiappucci
Una volta resomi conto che la fuga di Chiappucci poteva andare in porto, iniziai davvero a seguire la tappa col fiato sospeso, incollato al televisore senza la minima distrazione. Vicino a me, mio padre. Km dopo km il vantaggio di Chiappucci andava ad assottigliarsi. Al contempo il gruppo inseguitori perdeva i pezzi. Si staccavano tutti, ma non lui, Miguel Indurain, freddo calcolatore, capace di tenere sotto controllo qualsiasi situazione di corsa con apparente facilità. Temevo che anche quel giorno, il ciclista spagnolo avrebbe fatto valere la sua legge, ovvero la legge del più forte.
L’ascesa finale al Sestriere
Gli ultimi km della tappa videro l’ascesa al Sestriere, dove il Tour tornava a distanza di 40 anni dalla epica vittoria di Fausto Coppi. Il duello a distanza finale fu ricco di tensione: da una parte la grande generosità di Chiappucci, dall’altra l’estrema classe di Indurain. Chi avrebbe vinto? Ero molto preoccupato, sospettavo che Chiappucci non ce l’avrebbe fatta. Reduce dalla delusione dei Mondiali di calcio di Italia 90, dove la nazionale italiana venne beffata dall’argentina ai calci di rigore in semifinale, ero ormai avvolto, di fronte a qualsiasi evento sportivo, da un mix di pessimismo e ansia da esaurimento nervoso. Resomi però conto della resistenza eroica di Chiappucci iniziai a credere in un suo successo. A darmene conferma l’espressione di mio padre, sempre seduto accanto a me. Così emozionato mio padre non l’avevo mai visto. Soltanto anni dopo lo vidi, anzi lo sentii per telefono, davvero commosso per un evento sportivo, si trattava però di un evento tragico, ovvero la scomparsa di Marco Simoncelli.
La carica del pubblico
Notando gli occhi lucidi di mio padre, intuii di essere di fronte a qualcosa di unico: Chiappucci stava rendendo possibile l’impossibile. Il finale di tappa vide la fuga solitaria del ciclista italiano contornata da un pubblico eccezionale. Una folla straripante che si apriva in mezzo alla strada al passare dei protagonisti come le acque del Mar Rosso con Mosé. Fu in quel momento che capii che Chiappucci ce l’avrebbe fatta. Anche se Indurain aveva limitato lo svantaggio a meno di un minuto, la determinazione di Chiappucci nel liberarsi dai possibili impicci dovuti al numerosissimo pubblico e ai rallentamenti delle moto di fronte lui, mi diede la sicurezza di continuare a credere nell’impresa.
Il crollo di Indurain, il trionfo di Chiappucci

Nell’ultimo km la conferma definitiva: pure Miguel Indurain era crollato. Il campione dei campioni, che avrebbe comunque ottenuto la maglia gialla al termine di quella tappa, aveva alzato bandiera bianca. Fu l’unica sconfitta nel suo periodo d’oro (cinque Tour de France consecutivi dal 1991 al 1996 e due Giri d’Italia).
Chiappucci Sestriere 1992: un’impresa irripetibile
Mi ero veramente esaltato per l’esito di quella tappa, tanto che sperai, ingenuamente, di poter rivedere in futuro qualcosa di simile. Fu una ricerca vana e sono contento sia così. 25 anni è il tempo che separa una generazione dall’altra. Un mio professore del liceo sosteneva che è anche la linea di tempo necessaria per valutare se un evento merita di passare alla storia o meno. Ora, a 25 anni di distanza, ricordando con gioia e commozione quell’impresa eroica di Chiappucci, posso affermare con certezza che una corsa non solo così spettacolare, ma anche romantica e sofferta, il ciclismo non l’ha mai più regalata.
*Articolo scritto da Mario Luca Gollini @mrgollins
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