Italia Under21. Furie Rosse (forse) un gradino superiore agli azzurrini ma le nostre colpe sono evidenti ed equamente divisibili. Buttato un Europeo

Italia Under21. Finisce mestamente il sogno degli azzurrini di far fuori la Roja, vendicando, così, Insigne e compagni che quattro anni fa proprio in finale furono sconfitti dai pari età spagnoli. Niente vendetta, niente finale ma solo tanti punti interrogativi e nodi da sciogliere al cospetto di una nazionale giudicata la “più forte degli ultimi anni”, tanto da far esporre persino il presidente federale Tavecchio, presente sulle tribune di Cracovia in compagnia di Michele Uva e del ministro dello Sport Lotti. Un epilogo amaro che non può lasciar indifferenti nel paese dei 60 e passa milioni di CT, tutti pronti a puntare il dito contro questo o quell’altro. Non siamo la Santa Inquisizione né giudici di un Tribunale ma non possiamo esimerci dal provare a spiegare il perché del ko di ieri sera, il perché gli italiani hanno dovuto assistere davanti alla tv all’ennesimo fallimento in salsa azzurrina.
Donnarumma
Il primo, il più facile capro espiatorio è Gianluigi Donnarumma; lui, il fenomeno del calcio mondiale, il portiere del futuro, il vero talento della Nazionale. Ebbene, tutto ha fatto fuorché il suo lavoro al meglio. Cos’è successo al giovane ragazzo di Castellammare? Era turbato perché avrebbe voluto eseguire l’analisi del testo della poesia di Caproni all’esame di maturità (il ragazzo si deve diplomare quest’anno)? Probabile, ma ci sentiamo di escluderlo. E’ più realistico pensare come il classe ’99 fosse con la testa in Italia, ai suoi problemi contrattuali con la querelle Milan-Raiola che sta diventando più lunga di una soap opera sudamericana. Lui si dichiara imperturbabile, ma è solo un 18enne che si è infilato in qualcosa più grande di lui. Figuriamoci. E’ impossibile non esserne coinvolti.
Se, poi, ci mettiamo anche la sua voglia irrefrenabile di twittare e postare messaggi su Instagram, senza dimenticare gli hackeraggi, beh, il cerchio si chiude. Qui, però, entra in gioco la Federazione ed il CT. Com’è possibile permettere ad un ragazzo, in ritiro con la Nazionale ed in preparazione di una semifinale europea, di twittare riguardo il suo futuro? Perché non è stato posto un veto, un limite all’irrefrenabile voglia del ragazzo di comunicare al mondo intero il suo amore per Raiola e la volontà di parlare con il Milan del suo futuro? Mistero! Roba che nemmeno Enrico Ruggeri potrebbe svelare in mille puntate del noto programma Tv.
Ovviamente in tutto questo, le colpe del CT, sono relative solo alle limitazioni relative all’uso dei social. Impossibile, infatti, rinunciare ad uno come lui; senza contare che, se l’avesse fatto, sarebbe stato crocifisso all’istante.
Petagna
L’altro capro espiatorio insieme a Donnarumma. Il portiere e la punta, i due estremi dello schema di gioco azzurro, l’uomo deputato ad evitare gol e quello che dovrebbe farli. Se Gigio ha parato poco – e male – Andrea non ha segnato nemmeno per sbaglio. In gol nella prima gara, sembrava per lui l’inizio di un grande Europeo. Invece il bergamasco ha evidenziato tutti i suoi limiti, decisamente evidenti, tanto da far spazientire anche i monaci tibetani. Ha difettato anche nella difesa della palla, nel più classico dei movimenti da centroboa tanto graditi a Gasperini e non è un caso se l’Italia abbia giocato la sua miglior partita contro la Germania, quando Petagna era in panchina. Come per Donnarumma, non vogliamo certo buttargli la croce addosso, però qualche domanda sul suo utilizzo magari andrebbe fatta a chi di dovere.
Di Biagio
Eccolo, il CT, colui chiamato a spiegare e, forse, l’unico che pagherà più di tutti, perché è arrivato con il contratto in scadenza e solo un miracolo (per chi ci crede) potrebbe consentirgli di continuare ad allenare l’Italia. Se su Donnarumma non ha colpe, potrebbe almeno spiegarci le sue insistenze nel puntare su Petagna, oppure la rivoluzione senza senso contro la Repubblica Ceca che poteva sbatterci fuori anzitempo dall’Europeo. Detto ciò, è anche doveroso analizzare come l’Italia non abbia mai espresso un gioco fluido ed efficace, arrancando e giocando male fin dai primi istanti della competizione, con i campanelli d’allarme suonati a più riprese.
Berardi e Bernardeschi
I due talenti su cui erano riposte le speranze dell’Italia, gli uomini in grado di riportare il titolo in Italia. Invece l’esterno del Sassuolo e quello della Fiorentina si sono accesi ad intermittenza, come la serie di lampadine natalizie difettose acquistate dal cinese. Il primo ha deluso le attese, accumulando cartellini gialli in serie senza riuscire a spaccare le partite, il secondo ha sì realizzato due gol, ma i coni d’ombra in cui finiva per gran parte del match hanno chiaramente modificato i giudizi su di lui. Quando diventerà più continuo, allora se ne riparlerà.
Gagliardini
Involuzione pazzesca del giovane centrocampista dell’Inter. Il ragazzo è finito in un buco nero terminato raschiando il fondo del barile nella gara di ieri sera, con il rosso nel momento di maggior difficoltà dell’italia. Un colpo di genio assoluto che ancora fatichiamo a comprendere nonostante siano passate ore e la mente è già bella fredda.
Note positive
Non sono mancate, tuttavia, le note positive. Buone le prime tre gare di Chiesa (i due spezzoni contro Danimarca e Repubblica Ceca ed il match contro la Germania), così come Pellegrini – eccetto qualche sbavatura nell’ultima porzione della gara di ieri – è già pronto per prendere le redini del centrocampo dell’Italia maggiore, così come Benassi si è dimostrato un vero leader. Rugani e Caldara sono una coppia difensiva più che affidabile e Barreca sarà il terzino sinistro dell’Italia per molti anni.
Come abbiamo visto, se le aspettative erano tante, lo sono state decisamente di più le delusioni. Forse parlare di fallimento annunciato è decisamente esagerato ma chiunque, dopo la prima partita contro la Danimarca, non ha potuto che farsi qualche domanda, magari rimpiangendo anche i due euro puntati sull’Italia vincente ingolosito dai tanti “nomi” presenti in Polonia. Tutti hanno capito che gli azzurrini avrebbero avuto vita breve, e la Spagna ci ha solo ricordato che bisogna essere costanti nel rendimento per poter ambire a vincere qualcosa.
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