WSBK 2017 TT Assen Gara1: Nell’anno del Verdone l’harakiri Ducati

WSBK — La Ducati di Chaz Davies, ammutolita al penultimo giro, rappresenta un po’ la metafora non solo della stagione in corso del mondiale Superbike, ma anche dell’attuale crisi di risultati della Casa bolognese. Sconfitta. Tutte le volte che qualcuno vince con questi distacchi imbarazzanti sugli altri corridori si rispolvera dall’armadio il buon vecchio Giacomo Agostini (manco fosse il gessato del matrimonio) e si dice: «ha vinto alla Ago.» Lui era sul podio e l’ultimo dei doppiati transitava sul traguardo. Chissà se, quando fra qualche anno parleremo di Superbike, diremo che un pilota «vince alla Rea» ?
Ducati: è crisi ?
La strada della vittoria per Ducati sembra lontana. Davies che rallenta fino a fermarsi mette tristezza. Un campionato partito con ben altre aspettative, dopo l’esaltante finale di stagione 2016, vede le solite — note, aggiungiamo noi — Kawasaki dividersi il bottino. Primo Jonathan Rea, che ha controllato il gallese #7 fino alla fine per poi vincere facile e secondo Tom Sykes. Assen sarà pure l’università della moto ma qui sembra di vedere una classe di ripetenti. Il terzo posto di Marco Melandri, a 17 secondi di gap dal vincitore, la dice lunga: forse si potrà essere contenti di aver salvato almeno l’onore, ma di sicuro in Olanda la Casa di Borgo Panigale esce con le ossa rotte. -75 punti dal capoclassifica Johnny Rea sono davvero tanti da colmare.
L’unico ostacolo che potrebbe fermare Jonathan è Rea stesso
Nè si vede chi potrebbe impensierire il campione del mondo, se non se stesso. La sensazione è che il #1 possa perdere questo mondiale solo distraendosi e sbagliando parecchio. Il che, francamente, appare improbabile.
Sykes fa il fido scudiero e le verdone incassano. Una Superbike in crisi di competitività avrebbe invece bisogno di recuperare smalto.

Quando il vincitore accumula distacchi così pesanti sugli inseguitori, così come successo in gara1 ad Assen, un campanello di allarme dovrebbe suonare. Per tutti. Xavi Forés è stato bravo a mettersi dietro fior di ufficiali e merita il quarto posto dopo una gara tutta muscoli. Il migliore degli italiani dopo Mealandri è stato Lorenzo Savadori su Aprilia del Team Milwaukee — quinto al traguardo — autore di una corsa a Yo-Yo che lo ha visto arrivare nelle prime posizioni all’inzio, poi retrocedere attorno alla decima piazza e infine risalire.
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La gara degli altri
Stefan Bradl (ma solo lui) inizia forse ad intravedere uno spiraglio nel buio: la sua Honda termina in sesta posizione ma a 33 secondi dalla vetta.Imbarazzante per il Team e per la Casa dell’Ala dorata, soprattutto quando vediamo un pilota del blasone di Nicky Hayden terminare 14º. Intendiamoci: la Superbike è un campionato tosto, fatto di moto “vere”. Kawasaki e Ducati (una volta) non hanno vinto per caso. O ci credi e ci stai, oppure è meglio evitare certe figuracce. Dispiace per Ten Kate, che considera la tappa olandese come la “gara di casa”. Peggio di Honda al TT ha fatto Yamaha, che però non sembra disporre di un mezzo scarso: piuttosto sono stati i piloti a deludere. Van Der Mark fuori al secondo passaggio mentre Lowes è caduto al dodicesimo.
Buona la prova degli altri italiani, De Angelis, De Rosa e Badovini. Peccato solo che dal terzo posto in giù sembrava che facessero un altro sport. Hanno perso come gli «avversari di Ago».
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