La morte di Michele Scarponi riporta in voga il tema della sicurezza stradale. Occorrono provvedimenti al più presto

Un morto ogni 37 ore, 252 morti nel 2015 con 16 mila feriti. Sono questi i dati ufficiali che arrivano dal Ministero dei Trasporti sul tema della sicurezza stradale. Un dato in costante aumento anno dopo anno e che, forse neppure troppo casualmente, coincide con l’aumento dell’utilizzo degli smartphone alla guida.
CASSAZIONE – Se i ciclisti non si mettono in fila indiana è Bowling.
— Luca Fois (@foisluca84) 13 marzo 2017
Consultare i Social e scambiarsi messaggi su Whatsapp durante i momenti di “noia” alla guida aumenta le distrazioni e con le distrazioni aumentano gli incidenti come quello che stamattina ci ha privato di Michele Scarponi. Dagli amatori ai professionisti, dal ciclista della domenica a colui che prepara le Granfondo. La morte sulle strade italiane viaggia veloce e finalmente, dopo anni di tentennamenti, a marzo è stato presentato al Senato il decreto #SalvaICiclisti sull’aumento della distanza di sorpasso tra automobile e ciclista e con pene più severe per chi trasgredisce la legge. Basterà?
Ma io li stiro
Madonna se li stiro
Tutt’uno con l’asfalto li faccio diventare https://t.co/1VqmyGK6u8— Nonno Teo™ (@nonnoteo_) 28 marzo 2017
Nonostante il grande impegno di ACCPI e grandi campioni del passato e del presente temo di no. Perchè purtroppo in Italia la cultura sulla sicurezza stradale è retrograda rispetto a paesi come Belgio o Olanda. Il ciclista è un intralcio, ruba dai 5 ai 10 secondi del nostro preziosissimo tempo quando siamo alla guida e magari ci impedisce di sforare con regolarità il limite di velocità.
Oggi e domani saremo sulle copertine dei giornali perchè a morire è stato un campione nonchè una persona eccezionale come Michele Scarponi ma non dobbiamo dimenticarci che praticamente ogni giorno in strada ci lasciano le penne dei semplici appassionati, confinati sulle pagine di fondo dei quotidiani locali. Gente senza nome, padri e madri di famiglia, mariti o mogli, ragazzine o ragazzini come Rosario Costa, il 14enne messinese che ci lasciò durante il Giro d’Italia dell’anno scorso e che sognava di diventare come il suo idolo Vincenzo Nibali.
Cari amici ciclisti e cicloamatori, dobbiamo renderci conto che un Michele Scarponi muore ogni volta che ci insultano sulle strade, muore ogni volta che ci “fanno il pelo” mentre ci sorpassano, muore ogni volta che ci prendono per il culo sui Social quando come da veri “maschi alfa” postano le foto di ciclisti travolti che raggiungono fino a 20mila likes. Esigere il rispetto delle regole non è retorica nè ipocrisia ma dovrebbe essere solo normalità. Riposa in pace Michele
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