ESCLUSIVA R2S – Andrea Orlandi – “Avevo una sana invidia verso Xavi, Dinho si allenava poco e Valdes dicevano non fosse simpatico. A Swansea mi allenavo in un pezzetto d’erba. Ero tifoso del Milan da piccolo, la Juve può mettere in difficoltà il Barcellona”

L’accento è quello spagnolo ma il suo italiano rasenta la perfezione. Andrea Orlandi è nato in Spagna ma ha il passaporto italiano, di professione ha fatto il calciatore giramondo perchè prima di poter giocare in Italia ha infatti vestito le maglie di Alaves, Barcellona, Swansea, Brighton, Blackpool, Anorthosis e Apoel Nicosia. Sì, avete letto bene: Barcellona. Quello di Ronaldinho, Xavi, Iniesta, Eto’o, Henry e l’inossidabile capitano Puyol.
Ora la sfida si chiama Novara, un nuovo inizio da cui ripartire come ci ha raccontato lui stesso in esclusiva: “Da quando sono arrivato le cose stanno andando bene, abbiamo vinto le prime quattro partite ed ora veniamo da tre pareggi consecutivi, penso che due di questi avremmo meritato di vincerle. A Bari siamo stati fortunati, abbiamo saputo soffrire e abbiam tirato fuori un ottimo punto contro una grandissima squadra – ha dichiarato a Road2Sport – che secondo me è la migliore. Sono contento fin dal primo giorno che sono arrivato qui, sto pian piano trovando la miglior forma e non mi posso lamentare”.
Finalmente stai giocando in Italia, era un po’ il tuo sogno?
“Sì, era un mio sogno fin da bambino quello di giocare qui ma è sempre stato molto difficile approdare nel belpaese. Non mi conosceva quasi nessuno, ho giocato in diversi paesi e ho sempre sperato che potesse arrivare questa chance. Son stato molto fortunato che il direttore ha lavorato in Inghilterra e quindi mi conosceva. Non ci ho pensato due volte, ho detto subito di sì”.
Quale obiettivo vi prefiggete in questa stagione?
“Con i giocatori che abbiamo il minimo è fare il play-off, per cercare poi di vincerli. Tra di noi utilizziamo molta cautela, ci diciamo di star calmi e vogliamo provare a fare risultati. Abbiamo una sfida difficile contro la Ternana che da quanto mi hanno raccontato è un po’ la bestia nera, proveremo a far bene anche perché l’obiettivo deve essere sempre il massimo”.
Passando a te, la tua è una storia molto interessante da raccontare. Sei approdato al Barcellona di Rijkaard dopo l’Alaves…
“Ho fatto una partita in campionato nell’anno in cui hanno vinto sia la Champions che la Liga, ho fatto poi tre partite di Coppa l’anno successivo. Rijkaard all’epoca mi utilizzava come terzino sinistro (ride ndr), mi chiamava spesso perché a Sylvinho non piaceva molto allenarsi. Io ero contentissimo, è stata un’opportunità unica di potersi allenare con dei veri top player. Ho osservato il comportamento di giocatori come Iniesta, tutta gente molto sana. Esperienza unica ed indimenticabile”.
Anche di Ronaldinho si diceva che non si allenasse tantissimo…
“E’ vero (ride ndr), l’ho visto tante volte disteso sul lettino e i giornali dicevano che si allenasse in palestra. Ma era uno che il sabato e la domenica faceva i numeri, gli si concedeva tutto. Poi, purtroppo, è dovuto andar via. Era un campione vero, vederlo allenarsi era un qualcosa di allucinante”.
Hai visto anche il primo Messi. Come era?
“L’ho visto preparar il caffè a Ronaldinho (ride ndr), era proprio il primissimo Messi. Si vedeva che aveva una gran voglia, non voleva perder mai e aveva una qualità assurda. Un vero fenomeno, aveva un’altra velocità e un altro passo, un vero predestinato”.
E di Xavi cosa mi puoi raccontare?
“Avevo un’invidia sana come diciamo in Spagna, lo vedevo e il Camp Nou sembrava fosse casa sua. Tutti lo rispettavano, a me piacerebbe molto esser come lui. Giocatori? Sono inimitabili, provi a tirar fuori qualcosa dal loro gioco ma sembra impossibile. Non perdevano mai palla, tu pensi ‘ma hanno gli occhi dietro?’ A me piaceva molto Valdes, le persone mi dicevano non fosse simpatico ma invece mi ha aiutato tantissimo. Un portierone quando stava bene, uno dei migliori al mondo”.
Quel Barcellona in cui hai giocato in Copa del Rey, visse poi un anno di transizione…
“Si fu l’inizio della fine, perché non vinse il campionato ed uscì presto dalla Champions. Da Rijkaard il timone passò poi a Guardiola, che vinse tutto. Anche nei momenti di difficoltà vedevi i comportamenti dei grandi campioni, lezioni che ho portato dietro con me”.
Dopo Barcellona, sei andato a Swansea…
“Ho fatto cinque anni li, sono riuscito ad esordire anche in Premier. All’inizio è stato complicato, Swansea non era quella di oggi e grazie anche a quanto costruito da noi negli anni, ora può permettersi di acquistare giocatori come Llorente. All’epoca non avevamo nemmeno un posto per allenarsi, ero finito da Barcellona in cui avevo tutto al sud del Galles dove a malapena avevo un pezzetto d’erba. Ho un po’ sofferto, ma piano piano le cose sono andate bene. Abbiamo portato la squadra in Premier e abbiamo realizzato un sogno, così come lo era giocare in quel campionato perché è il massimo per ogni calciatore. Gli stadi sono bellissimi e sempre pieni, le strutture sono adeguate per uno spettacolo del genere e ti sentivi al top anche se non lo eri, perché c’è un bel feeling con il calciatore”.
Passando al campionato italiano, che idea ti stai facendo?
“Ultimamente mi sta piacendo molto di più, ci sono squadre che giocano bene come il Napoli e la Roma. La Juve è uno squadrone, il Milan come idea di gioco mi piace moltissimo anche se non ha grandissimi nomi, l’Inter è una grossa squadra secondo me. Finalmente iniziamo di nuovo a rivedere una bella Serie A, per me è stato il miglior torneo in passato. Ora sto iniziando a vedere anche qui stadi nuovi, aiuterà tantissimo questo. In Serie b ci sono stadi vecchi e quasi decadenti, non è una bella cosa perché questo non permette agli spettatori di andare allo stadio. E c’è anche un problema sicurezza. Ho avuto la fortuna di andare allo Juventus Stadium, li ti viene anche voglia di andare a veder la partita. L’Italia sta imbroccando la strada giusta, le grandi stanno tornando big e il calcio italiano mi è sempre piaciuto. Ho realizzato il mio sogno”.
Ti sta piacendo anche il dominio della Juventus?
“Ha fatto le cose per bene prima degli altri, le avversarie stanno provando a ridurre il gap ma la Juve ha una mentalità vincente che le permette di tirare fuori grandi risultati. Li ho visti giocare con il Porto, erano tutti nella loro metà campo e ho visto un calciatore come Mandzukic fare il terzino. Se il calciatore croato interpreta bene questo ruolo, vuol dire che dietro c’è una grande mentalità. Realtà come Napoli e Roma sono positive per la competizione, spero che possano colmare questo gap. Mi piacerebbe rivedere il vecchio Milan che non esiste più da diversi anni, io ero tifoso rossonero da bambino”.
Juventus-Barcellona, da ex blaugrana come vedi i bianconeri?
“Ha diverse chance di poter passare il turno, perché il Barcellona ha problemi nella fase difensiva. Davanti sono dei fenomeni che in giornata sono difficili da fermare, ma dietro potrebbe sfruttare la situazione. Il grosso problema sarà il ritorno al Camp Nou, i blaugrana hanno dimostrato con il PSG di poter ribaltare qualsiasi situazione. Speriamo siano due partite equilibrate, la Juve ce la può fare a mettere il Barcellona in difficoltà”.
Si ringraziano Andrea Orlandi e Francesco Specchia, addetto stampa del Novara, per la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.
Intervista realizzata da Mirko Di Natale @_Morik92_
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