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MotoGP 2017 “IPSE DIXIT” #1 GP Qatar

27 Marzo 2017 di Massimiliano Garavini Lascia un commento

MotoGP 2017 – Qatar round: chi ha convinto e chi è chiamato a riscattare Losail

MotoGP — Nessuno è perfetto, ma la curva di Gauss è impietosa: puoi avvicinarti al rendimento ideale oppure restarne drammaticamente lontano.

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Il GP del Qatar è stato, nei fatti, un concentrato di emozioni; il pasticciaccio brutto di DORNA che non aveva pronto un “piano B” — checchè ne dica Loris Capirossi i piani di emergenza servono eccome — per rimediare alle mancate qualifiche della MotoGP è stato l’antipasto a una gara davvero bella.

Losail ha regalato qualche conferma, chiarito alcuni dubbi, evidenziato criticità.

DORNA

La sgarrupata decisione di non far scendere in pista la MotoGP sabato ha condizionato pesantemente l’intero week end di squadre e piloti. La misura cautelare era giusta, ma la modalità di comunicazione— che puzza di scusa autoassolutoria —assolutamente no. Per il futuro meno lustrini, e più tombini.

 Maverick Viñales

MVK convince nei test, si dimostra il migliore nella combinata che determina lo schieramento di partenza del GP, vince alla grande la corsa dopo un contatto iniziale con Zarco che gli ha fatto perdere posizioni allo start. Nel finale regola pure Andrea Dovizioso. Le gomme che tutti davano per “finite” hanno soddisfatto il cacciator cortese (mai una dichiarazione fuori posto) della Yamaha. Il mondiale non lo ha ancora vinto, ma come inizio non c’è male. Ha marcato il territorio. È di razza.

Andrea Dovizioso

Avevamo anticipato alla vigilia che in casa Ducati volevano vincere. Non ci sono riusciti, ma ci sono andati vicini e si sono davvero impegnati. DesmoDovi in Qatar è sempre andato bene, ma vedere il #4 aggredire le curve con l’anteriore che sembrava incollato al difficile asfalto di Losail è stato uno spettacolo. Il pilota ha anche azzeccato la scelta dei pneumatici, e questo è solo merito suo. La Desmosedici soffre ancora di molti dei suoi “storici” mali, ma forse ha trovato lo specialista in grado di minimizzare gli effetti collaterali. Dica “31” (Andrea Dovizioso ha compiuto 31 anni durante il week end di gara).

Valentino Rossi

Il Dottore è fatto così. O lo ami per queste sue imprese straordinarie in pista, oppure lo odi per la preseason. La M1 che volava nelle mani del compagno di squadra, stentava nelle sue. A Losail il nove volte campione del mondo , una volta di più e lo diciamo chiaramente, ha respirato agonismo. Non serve andare forte quando non è necessario: Rossi e la sua squadra — aiutati dalla fortuna, ma non unti del Signore — hanno saputo mantenere la testa fredda e lavorare in ottica gara. Il #46 non ha deluso e in Qatar ha centrato un podio che alla vigilia sembrava  oltre le sue possibilità. L’intelligenza del fuoriclasse si vede anche in queste cose; abbiamo anticipato che darlo per finito è un grosso sbaglio di sottovalutazione. Rottama i suoi rottamatori.

Marc Marquez

Meno parole, qualche fatto in più. Durante il week end di Losail il #93 ha fatto correre più la lingua che la moto: dichiarazioni per tutti i gusti, anticipazioni, previsioni, pronostici. Sapevamo che mirava al podio sin da giovedì, prima ancora di mettere le ruote in circuito. Troppo. Sulla griglia di partenza dice di essersi fidato dei consigli del suo box e non del suo istinto, sbagliando i pneumatici. Forse, anche. La verità è che ha fatto una gara incolore, probabilmente su questa pista le Honda sono in difficoltà. Ha già annunciato che si rifarà in Argentina fra due settimane.

La lingua più veloce del Middle East.

Daniel Pedrosa

La solita zuppa. Nel box di Dani si rivede Sete Gibernau nel ruolo di coach ma i risultati restano più o meno gli stessi. Come uno studente di buon livello, a tratti brillantissimo, ma senza genialità. Il motorsport non è la scuola e gli anni passano. Dani sembra sempre l’eterno incompiuto, il secondo a vita. Tipo Randy Mamola ma senza i petardi e gli scherzi nel paddock, che perlomeno regalava aneddoti infiniti ai giornalisti. In gara ha tenuto buono un sorprendente Aleix Espargarò e poco più. A via del Campo ci va un illuso, cantava De Andrè.

Aleix Espargarò

Bravo. Il catalano si è subito trovato a proprio agio con la Aprilia RS-GP. Gli scettici alzavano il sopracciglio nel vedere la bella moto di Noale, pensando a una sorta di riempigriglia o peggio ancora alla solita superbike “camuffata”. La RS-GP invece è un gran buon progetto, sano, e Aleix ha saputo valorizzare al massimo le qualità del mezzo. Manca ancora qualche cavallo ma la MotoGP veneta ha un avantreno molto sincero, che è il sacro graal di tutti i piloti, e permette un consumo uniforme delle coperture. In Qatar il #41 ha terminato a mezzo secondo dalle Honda HRC, mostrando un passo niente male. Romano Albesiano, boss delle corse Aprilia ha dichiarato: «finalmente abbiamo due piloti e non due collaudatori.». Vero per Espargarò, ancora da verificare per Lowes.

Johann Zarco, Jonas Folger, Alex Rins

Bene tutti e tre, anche se per motivi diversi. Il francese merita complimenti per non aver avuto il “braccino” tipico dei debuttanti alla prima gara nella massima serie. La caduta di cui si è reso protagonista non toglie nulla ai sei giri in testa ad inizio GP, così come suo è stato il giro più veloce della corsa. Nel suo caso l’errore che ha causato la caduta è giustificabile. Imparerà, ma va comunque sottolineato il lavoro duro da operaio del manubrio che Johann ha fatto sin da quando è entrato in Tech3. L’ex campione Moto2 ha fatto tantissimi giri con le gomme sulle tele per imparare a sentire la moto quando è ai limiti dell’aderenza. Jonas Folger riceve un plauso per quanto fatto in prova e nella preseason; se il tedesco continua ad imparare a questa velocità sarà uno scomodo avversario. Alex Rins vince il titolo per il miglior “deb” del gran premio di Losail: lo spagnolo della Suzuki tiene pure dietro Lorenzo con la Ducati ufficiale e salva l’onore della casa di Hamamatsu. Un bravo va anche a Davide Brivio, che in fatto di piloti ha l’occhio lungo.

Jorge Lorenzo

Eh no, caro Jorge, non ci siamo proprio. Non tanto — e non solo — perchè il tuo compagno di Team è lassù nella classifica mentre tu sei quaggiù. Tutti a incensare la franchezza delle tue dichiarazioni “sincere”, senza cadute nell’autoassoluzione: lo trovo ridicolo perchè un pilota pagato quanto te ha il dovere di essere professionale. Le bizze, le intemerate ai box, i rimbrotti, così come le rosicate «è una moto diversa da quella che guidavo lo scorso anno», hanno stancato. A Losail raccontano di un immusonito Jorge che sbatte la porta, risponde male, se la prende con tutti. La verità è che il #99, talento sopraffino che non si discute, non è in grado di guidare sopra ai problemi. Neppure in mezzo, aggiungiamo. Se tutto è perfetto Lorenzo è magnifico, quando qualcosa turba l’ordine mentale del campione va in palla. Vederlo guidare come un turista, mentre nelle prime posizioni infuriava la battaglia, ha messo tristezza. Sembrava di vedere il pilota smarrito già visto in alcune gare della passata stagione. La Ducati ha assoldato Michele Pirro come “coach” per aiutare il maiorchino a emergere dalle secche. A questo punto tanto valeva far correre l’italiano, per un decimo della cifra, e investire in sviluppo. Chi vuol esser lieto sia, del doman non v’è certezza.

Andrea Iannone, Cal Crutchlow, Danilo Petrucci

Mio fratello è figlio unico caduto, cornuto e mazziato. Andrea Iannone mentre se la giocava con Marquez, a metà gara, decide di spegnere l’interruttore del cervello. Non quello che ti sblocca la grinta agonistica, ma il pulsante della lucidità: avrebbe potuto aspettare e ugualmente avrebbe avuto ragione di un #93 sottotono. Invece no: AI29 ci prova, forza, urta, sbaglia e cade. Poi recrimina, come sempre, e piange sul latte versato. Dovizioso, che gli stava antipatico, l’anno scorso non ricevette neppure una parola di scuse, mentre stavolta nel caso di Marquez fa una mezza ammissione di colpa, assumendosi la responsabilità della disfatta. Cal Crutchlow è un altro indifendibile: cade a inizio gara, si rialza, forza, si ristende nell’asfalto. Rimane uno che non cerca scuse, ma neppure potrebbe trovarne. La Ducati Factory 2017 di Danilo Petrucci ammutolisce per un problema meccanico, ma il simpatico ternano non ha mai mostrato di brillare e avrebbe bisogno urgente di risultati. Rialzatevi, Lazzari!

KTM

La moto austriaca non sembra nata col piede giusto. Vabbè aspettare, va bene l’anno di rodaggio, va bene che i piloti sono stati presi ai saldi Tech3, ma finire terzultimi e penultimi con distacchi di mezzo minuto, mentre il ritmo è mediamente di un secondo abbondante più lento che nel GP dello scorso anno è imbarazzante.A tutti quelli che hanno criticato la scelta di Aprilia di sviluppare la moto “in corsa“, serva di lezione. La RS-GP a un anno dal debutto in pista ha insidiato le Honda. KTM che ha investito un budget faraonico si è presa un anno di sviluppo solitario per girare a porte chiuse su tutti i circuiti possibili e immaginabili. Risultato? Prende una paga sonora. Due piloti che l’anno scorso erano a metà classifica, quest’anno sono da abisso oceanico. Kappone di Kapodanno?

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