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Storia F1 GP USA – La storia di un rapporto complicato (3° parte)

19 Ottobre 2016 di Gianluca Zippo Lascia un commento

Storia F1 GP USA – Il circuito di Austin ospiterà la 18° prova del Mondiale 2016 e noi ripercorreremo la storia della gara statunitense

1976-84: La doppia denominazione e il disastro di Dallas – A partire dal 1976, però, si assiste a qualcosa di particolare. Con l’entrata in calendario del cittadino di Long Beach, gli Stati Uniti si trovano ad avere due gare, primo paese dal 1957, quando in Italia si corse a Monza e a Pescara, sul circuito più lungo della storia del Mondiale. La gara californiana viene denominata “GP degli Stati Uniti Ovest”, mentre quella del Glen “GP degli Stati Uniti Est”. E’ una situazione che si protrae fino al 1984, anche se con alcune differenze. Il GP della costa pacifica dura 8 edizioni (dal ’76 all’83), disputate tutte a Long Beach. Non così per l’evento sulla costa atlantica. Le prime 5 edizioni (dal ’76 all’80) sono appannaggio di Watkins Glen. Nel 1981 la gara non si disputa, sostituita dal GP di Las Vegas, svoltosi su un insulso circuito a forma di pettine nel parcheggio dell’immenso Caesars Palace Hotel. Nel 1982, le gare iridate svolte su suolo americano sono addirittura tre (record): oltre a Long Beach e, per la seconda e ultima volta, a Las Vegas, il GP degli Stati Uniti Est si sposta sul cittadino di Detroit. Situazione identica nel 1983.

Reutemann (Williams), seguito da Piquet (Brabham) ed Andretti (Alfa Romeo), durante il GP di Las Vegas 1981, che assegnò il titolo al brasiliano (foto da: incentiveconcept.com)
Reutemann (Williams), seguito da Piquet (Brabham) ed Andretti (Alfa Romeo), durante il GP di Las Vegas 1981, che assegnò il titolo al brasiliano (foto da: incentiveconcept.com)

Di GP degli Stati Uniti propriamente detto si torna a parlare nel 1984. Mentre Detroit ospita l’ultima edizione del GP della costa Est, un altro cittadino, stavolta a Dallas (Texas), fa da cornice alla gara, prendendo il posto di Long Beach. Il circuito, lungo 3.901 m e molto tortuoso, si sviluppa nel Fair Park, alla periferia della metropoli texana, intorno allo stadio Cotton Bowl. Sarà un weekend molto travagliato, che spingerà il Circus a non tornare più. In qualifica, Nigel Mansell ottiene in maniera dominante la prima pole della carriera, davanti a De Angelis, per una prima fila tutta Lotus; seguono la Renault di Warwick e la Ferrari di Arnoux. Da segnalare un grave incidente che vede coinvolto Martin Brundle (Tyrrell), il quale resterà fermo per molte settimane, a causa di fratture multiple ai piedi. Due sono i grossi problemi che affliggono l’evento sin dal venerdì: il caldo torrido e l’asfalto, che comincia a disfarsi sin dal primo turno di prove. Dopo le qualifiche, i commissari si accorgono che in più punti (anche pericolosi) l’asfalto si è completamente sgretolato; si rischia di non correre la gara ma, durante la notte, viene applicato del cemento a presa rapida. Inoltre, il warm-up della domenica mattina viene cancellato, mentre la lunghezza della gara passa da 78 a 68 giri. Il giorno della gara le temperature sono impossibili: al sole si registrano punte di 60 C°; i piloti provano a proteggersi applicando dei fogli di alluminio adesivo suoi caschi, mentre i team cercano di ovviare ai problemi di surriscaldamento con radiatori di fortuna. Al via del giro di ricognizione, Arnoux resta fermo in griglia, dovendo poi accomodarsi in ultima posizione. La partenza vede le prime tre posizioni invariate, mentre Senna (Toleman) precede Lauda (McLaren), Rosberg (Williams), Prost (McLaren) e Alboreto (Ferrari); ottimo lo spunto di Arnoux, 18° alla fine del primo giro. Nel corso della seconda tornata, Senna si gira dopo aver toccato un muretto, ripartendo in pratica dal fondo. Warwick è molto deciso: prima supera De Angelis (giro 4), poi va all’assalto di Mansell, attaccandolo in curva 8; il pilota Renault, però, mette le ruote sullo sporco e finisce contro le protezioni (giro 11). Dopo aver lottato con Lauda, De Angelis recupera sul team mate, attaccandolo senza successo; nel corso del giro 19, l’italiano viene infilato da Rosberg. Mentre Arnoux si produce in una spettacolare rimonta (7° al 26° giro), Mansell comincia ad accusare noie al cambio, venendo avvicinato da Rosberg, Prost e De Angelis. Il sorpasso del finlandese si concretizza al giro 36, imitato, una tornata più tardi, anche da Prost e De Angelis. Il francese, al giro 49, infila Keke e si issa al comando; 8 giri dopo, però, urta il muro all’uscita di curva 7, rompe una sospensione e deve ritirarsi. Lo stesso fa Lauda, in seguito ad un testacoda (giro 60). Alle spalle della Williams, troviamo un fenomenale Arnoux, che precede De Angelis. La gara termina con un giro d’anticipo per superamento del limite delle due ore. Proprio sul traguardo si assiste alla scena che ha reso celebre questa gara: rimasto ormai senza marce, Mansell approccia lentamente sul rettilineo del traguardo, fino a che la sua Lotus non si ferma; Mansell, da lottatore qual’è, non si rassegna, scende dalla macchina e prova a spingerla a mano verso la linea d’arrivo; lo sforzo della gara e il caldo disumano fanno collassare l’inglese, che sviene di fianco alla sua monoposto. Soccorso immediatamente, si riprenderà poco dopo.

L'immagine simbolo del GP di Dallas 1984, con Mansell collassato per la fatica ed il caldo, dopo aver provato a spingere la sua Lotus fino al traguardo (foto da: twitter.com)
L’immagine simbolo del GP di Dallas 1984, con Mansell collassato per la fatica ed il caldo, dopo aver provato a spingere la sua Lotus fino al traguardo (foto da: twitter.com)

1985-88: La gara passa a Detroit – Nel 1985, dopo 10 anni, gli Stati Uniti tornano ad ospitare un singolo evento. Il Gran Premio si disputa a Detroit, sede dall’82 all’84 del GP degli Stati Uniti Est. La gara, oltre alla titolazione tradizionale, vale anche come GP di Detroit. Il circuito, ricavato sull’isola di Belle Isle, è un tipico cittadino, stretto e tortuoso, della lunghezza di 4.023 m. La pole è fatta segnare da Ayrton Senna, al primo anno in Lotus, autore di un giro fantastico, che gli permette di rifilare +1.198 a Mansell (Williams) e +1.697 al leader della classifica, il ferrarista Alboreto. Dai due secondi a salire tutti gli altri, a partire da Prost e Rosberg. Al via fila tutto liscio, anche se Senna perde momentaneamente la posizione da Mansell, riprendendosela in curva 2; alla fine del giro iniziale, l’inglese viene superato anche da Rosberg; parte male Alboreto, scavalcato da Prost. Mentre il finlandese incalza Senna, Alboreto attacca e supera Prost, favorendo anche De Angelis (giro 4). Al giro 8, Ayrton è costretto ad un pit stop dall’usura eccessiva degli pneumatici, cedendo la leadership a Rosberg; lui rientra in pista 14°. I freni cominciano a creare problemi a molti protagonisti: le due McLaren finiscono ko prima con Lauda (giro 10) quindi con Prost (giro 20); anche Mansell ha gli stessi guai, permettendo a De Angelis, che nel frattempo aveva scavalcato Alboreto, di ricucire il gap e di superarlo (giro 20). Il pilota della Williams, quindi, conclude la sua gara contro il muro di curva 2 (giro 27). Un giro dopo, Berger (Arrows) chiude De Angelis, che stava provando a doppiarlo; l’italiano, con il musetto danneggiato, deve andare ai box, dicendo addio ai suoi sogni di gloria. Nel finale, un Senna in risalita raggiunge Alboreto, provando ad attaccarlo in curva 2; il brasiliano, però, finisce prima sullo sporco e poi a muro (giro 52). E’ l’ultima emozione della gara. Rosberg vince davanti alle Ferrari di Johansson e Alboreto.

Keke Rosberg (Williams Honda) si aggiudica il primo GP degli Stati Uniti disputato a Detroit (foto da: f1.fanatic.co.uk)
Keke Rosberg (Williams Honda) si aggiudica il primo GP degli Stati Uniti disputato a Detroit (foto da: f1.fanatic.co.uk)

Senna è il protagonista principale dell’edizione 1986. Ancora una volta, il pilota della Lotus conquista la pole, ancora con Mansell primo inseguitore (+0.538); 3° è l’altra Williams di Piquet (+0.775), mentre sorprendono le due Ligier di Arnoux e Laffite, rispettivamente 4° e 6°, con la Ferrari di Johansson nel mezzo; Prost è 7°, dopo aver anche sbattuto alla chicane finale. Senna mantiene la prima posizione al via, ma in principio di secondo giro manca una marcia e viene superato da Mansell; dietro di loro, troviamo Arnoux, Piquet, Johansson e Prost. Ancora una volta, però, Mansell soffre dei guai ai freni, per la precisione quelli posteriori, con i dischi che, troppo freddi, tendono a vetrificarsi. Così, nel giro 8, Senna torna al comando, salvo poi andare ai box (giro 14). Al comando, allora, si alternano le due Ligier, prima con Arnoux, poi con Laffite, il quale ci resta fino alla sua sosta (giro 31). Al comando, così, passa Piquet, inseguito da Senna, che torna primo dopo il pit del connazionale. Nelson prova a recuperare, ma esagera, finendo contro le barriere in curva 17 (giro 42). la sua Williams è in posizione precaria e vengono sventolate le bandiere gialle; Arnoux, nel frattempo salito in 2° posizione, va a colpire la monoposto del brasiliano (giro 47); nel tentativo di ripartire, il francese viene centrato dalla Arrows di Boutsen. A questo punto, Senna guida su Prost, Laffite, Mansell e Alboreto. Il brasiliano in tranquillità ottiene la 4° vittoria in carriera; il 42enne Laffite, a 9 giri dalla fine, supera un Prost in difficoltà con il motore; ai piedi del podio arriva Alboreto, il quale passa Mansell, autore di un testacoda, a 5 giri dalla bandiera scacchi.

F1 GP USA 1986: La partenza e il duello Senna-Mansell

Senna fa il bis nel 1987. La prima fila, stavolta, è capovolta, con Mansell in pole con +1.343 su Senna; seconda fila per Piquet (+1.678) e per la Benetton di Boutsen (+2.786); il Campione in carica, Prost, è 5° (+3.093), affiancato dalla Arrows di Cheever (+3.097); le Ferrari partono in 7° posizione con Alboreto e in 12° con Berger. Durante la notte e al mattino della domenica, la pioggia è scesa copiosa su Detroit, ma al momento del via la pista è asciutta. Allo spegnersi dei semafori, i primi tre conservano le rispettive posizioni, mentre Cheever e Fabi (Benetton) s’insediano in 4° e 5° posizione. Nel corso del 3° passaggio, Piquet rallenta a causa di una foratura, rientrando 21° dopo il pit. Tre giri dopo, Fabi è troppo esuberante nell’attaccare la 3° posizione di Cheever, provocando un contatto in seguito al quale il pilota di casa rimedia una foratura, mentre l’italiano si trova con l’ala anteriore danneggiata. Ciò consente ad Alboreto di salire sul podio virtuale, seguito da Boutsen e Prost. Davanti, i primi due sono già lontani. Senna, dopo aver rischiato di finire a muro per un problema di surriscaldamento dei freni, decide di alzare il ritmo, con Mansell che si ritrova con 18.8 secondi di margine al giro 26. Nella tornata precedente si è ritirato Alboreto (cambio). Poco dopo metà gara arriva il momento dei cambi gomme. Sia Mansell che Prost hanno dei problemi: l’inglese comincia a soffrire di crampi alla gamba destra; il francese, invece, ha noie al cambio e ai freni. Senna, invece, continua ad andare molto veloce e decide di non fermarsi ed andare fino in fondo; una mossa che gli regala la vittoria. Dei problemi di Mansell e Prost ne approfitta Piquet che, dopo una gran risalita, li passa entrambi tra 43° e 53° giro, conquistando la piazza d’onore. Intanto, Mansell è sempre più esausto causa crampi e termina la gara 5°, con Prost 3°. Nel post gara Mansell ammetterà che, negli ultimi giri, ogni volta che passava davanti ai box pensava di ritirarsi per il dolore.

Un'istantanea della partenza del GP degli Stati Uniti 1987 (foto da: f1fanatic.co.uk)
Un’istantanea della partenza del GP degli Stati Uniti 1987 (foto da: f1fanatic.co.uk)

Senna conferma il suo feeling con i cittadini facendo il tris di vittorie a Detroit, nel 1988. Ayrton, passato in McLaren, centra la 22° pole della carriera, precedendo le Ferrari di Berger (+0.858) ed Alboreto (+1.094), che si frappongono fra il pilota paulista e il suo compagno di box, Prost (+1.413). Il gran caldo provoca problemi con la tenuta dell’asfalto e le riparazioni effettuate lo rendono estremamente abrasivo, spingendo i team verso una tattica senza pit stop. Al via, Senna tiene tranquillamente il comando, seguito da Berger, Alboreto, Boutsen e Prost. Il francese, però, risale in fretta e, al giro 6, è già all’inseguimento di Senna. Le speranze del Cavallino di ben figurare durano pochi giri: prima Boutsen, dopo aver superato Alboreto, va all’attacco anche di Berger, ma lo tocca, forandogli la posteriore sinistra e mandandolo ko (giro 6); poi arriva il contatto anche tra le vetture gemelle di Alboreto e Nannini (giro 9), con il milanese che è costretto ai box, tornando sul tracciato 22°. Nannini, dal canto suo, si ferma al giro 14 (sospensione). A questo punto, la gara è ben delineata: le due McLaren fanno gara a sé, con Senna al comando con un gran margine su Prost; Boutsen è 3°, seguito dalle Williams di Mansell e Patrese. Poco dopo, però, anche le due FW12 si ritirano: prima Mansell (giro 19, motore) poi Patrese (giro 27, problemi elettrici). La gara di Alboreto termina definitivamente al giro 46 (testacoda). Non ci sono più emozioni, se si eccettua il pit del duo di Woking nel finale, per montare gomme nuove. Senna vince da dominatore, precedendo Prost, unico a pieni giri oltre al vincitore; ottimo, sul podio, il belga della Benetton, Boutsen. Nel dopo gara, i piloti danno un forte contributo all’addio della F1 a questo circuito, esprimendo chiaramente tutta la loro insoddisfazione. Senna si esprime così: “Negli ultimi giri ho dovuto guidare lentissimo, poiché la pista si stava letteralmente sciogliendo, al punto che sembrava di guidare su pista bagnata“. I piloti verranno accontentati, visto che dal 1989 il Circus si sposterà in Arizona, a Phoenix.

F1 GP USA 1988: La partenza e i primi giri della gara

1989-91: Fallisce anche l’esperimento Phoenix – Nel 1989 il GP degli Stati Uniti cambia nuovamente sede, passando da un cittadino all’altro, da Detroit a Phoenix, in Arizona. Il sindaco di Motor City si rifiuta di investire ulteriormente per l’organizzazione della gara, già prevista per l’annata 1989, che ovviamente viene cancellata. L’organizzatore dell’evento, Jake Long, si muove per trovare un’alternativa, e si ritrova a scegliere tra Laguna Seca ed il cittadino di Phoenix. Nonostante i piloti preferiscano di gran lunga il circuito di Laguna Seca, questo viene giudicato troppo piccolo per ospitare le F1, che correranno, quindi, in Arizona. Nonostante qualche problema con un tombino al venerdì e le temperature costantemente alte, il weekend si svolge senza particolari intoppi. Senna, al volante della formidabile Mp4/4, ottiene la pole (34° in carriera, nuovo record), con un crono che annichilisce gli avversari, in primis Prost (+1.409); in seconda fila, invece, scattano Nannini (Benetton, +1.691) e Mansell (Ferrari, +1.819); rimarchevole la prestazione di Alex Caffi, che porta la sua Dallara a scattare dalla 6° piazzola, favorita anche dalle Pirelli (+2.052). Al via, Prost scatta meglio di Senna; a causa di un sobbalzo preso un po’ troppo forte, però, il francese subisce una momentanea perdita di potenza, che consente ad Ayrton di mantenere la prima posizione; dietro, Nannini precede Mansell, Caffi e le Brabham di Modena e Brundle. La gara del pilota della Benetton finisce già al giro 10, a causa di forti dolori al collo che debilitano il nativo di Siena; al 4° giro, a causa di un testacoda, era sceso in 8° posizione. Davanti, intanto, le due McLaren fanno gara a sè, con Senna che man mano distanzia Prost, che soffre anche di problemi di surriscaldamento. In 3° posizione c’è Mansell, il quale, però, si ritira al giro 31 (cambio), consentendo a Caffi di salire sul podio virtuale. Le alte temperature rendono l’affidabilità delle parti meccaniche molto precaria. Ne fa le spese il leader Senna: al giro 29, un primo calo di potenza permette a Prost di riavvicinarsi; quattro tornate dopo, il brasiliano è costretto a far passare il rivale, rientrando ai box. Nonostante altre due soste (e il giro record), Ayrton deve alzare bandiera bianca (giro 44). Caffi sale clamorosamente in 2° posizione, dietro Prost e davanti alla Ferrari di Berger; l’austriaco opera il sorpasso al giro 40, con l’italiano che, un giro dopo, va ai box per il cambio gomme, rientrando 5°; nel corso del 53° giro, viene spedito a muro dal compagno di box De Cesaris. Intanto, sul podio virtuale sono saliti Patrese (Williams) e Cheever (Arrows), approfittando dei guai all’alternatore che portano al ritiro il ferrarista (giro 62). Con Prost involato verso la vittoria, la situazione non cambia più, se si eccettua la risalita di Danner, che porta la piccola Rial al 4° posto. Nel dopogara, la discussione principale verte sulla riduzione, nelle successive edizioni, della lunghezza della gara; inoltre, c’è disappunto tra gli organizzatori, poiché alla gara hanno assistito appena 33.000 spettatori, soprattutto a causa delle alte temperature (38 C°).

Ayrton Senna conduce il gruppo, nelle prime fasi del GP degli Stati Uniti 1989, il primo a corrersi a Phoenix (foto da: f1-history.deviantart.com)
Ayrton Senna conduce il gruppo, nelle prime fasi del GP degli Stati Uniti 1989, il primo a corrersi a Phoenix (foto da: f1-history.deviantart.com)

Nel 1990, Il GP di Phoenix apre la stagione, correndosi tra il 9 e l’11 Marzo. Un’inatteso scroscio di pioggia rende vane le qualifiche del sabato, con la griglia, così, decisa dai tempi del venerdì, con molte sorprese, provocate soprattutto dalla competitività degli pneumatici da qualifica della Pirelli. In pole c’è una McLaren, ma è quella di Berger, che precede addirittura la Minardi di Martini per appena 67 millesimi; anche la seconda fila è a sorpresa, con la Dallara di De Cesaris (+0.355) e la Tyrrell di Alesi (+0.744); Senna è 5° (+0.767), affiancato dal suo malsopportato connazionale, Nelson Piquet, su Benetton (+1.198); Prost, neo ferrarista, è 7° (+1.246), con un altro gommato Pirelli a partirgli di fianco, ovvero Grouillard, su Osella (+1.283). Allo spegnersi dei semafori, è super lo scatto di Alesi, che si porta al comando, davanti a Berger, De Cesaris e Senna, mentre pattina tanto al via Martini, 5°; Prost è 9°. Il giovane francese prova subito a scappare, mentre Senna infila la Dallara (giro 4); nel corso del 9° giro, Berger si gira a causa di una sconnessione dell’asfalto e finisce nelle barriere, danneggiando l’ala posteriore; riesce a rientrare, dopo una lunga sosta ai box, ma si ritira al giro 44 (cambio). Alesi si rivela un avversario ben più tenace del previsto per Senna: dopo aver chiuso il gap intorno al 30° giro, il brasiliano opera il sorpasso 4 tornate dopo; il pilota della Tyrrell non molla l’osso, provando più volte a riprendersi la vetta; poi, però, Jean decide di preservare gomme e vettura, lasciando andare Senna. La gara della Ferrari non è da registrare negli annali: Prost si ritira al giro 21 (perdita d’olio); Mansell al giro 50 (cambio). In terza posizione, dopo il ritiro di De Cesaris (giro 26, motore), si ritrova Piquet; il brasiliano, però, dopo un lungo con tanto di bloccaggio esagerato, è costretto ad un cambio gomme, cedendo la 3° posizione a Boutsen (Williams). La classifica resta invariata fino alla bandiera scacchi: Senna ottiene la 21° vittoria in carriera, Alesi sale per la prima volta sul podio, con Boutsen 3°. Ayrton, a fine gara, elogia il giovane collega, affermando di vedere in Alesi gli elementi per un futuro Campione del Mondo; esultano Ken Tyrrell, anche perché Nakajima porta a punti (6°) anche l’altra 018, e la Pirelli, con tre monoposto nei primi sei. Unico neo, non da poco, i soli 15.000 spettatori.

F1 GP USA 1990: La partenza e il duello Alesi-Senna

Nel 1991, ci sono alcuni esordi: della Jordan, di Mika Hakkinen e dei 10 punti al vincitore. I due grandi rivali, Senna e Prost, sono appaiati in prima fila, ma il francese becca un gap pesante (+1.121); in seconda fila abbiamo le due Williams di Patrese (+1.399) e Mansell (+1.784), seguite dalla Benetton di Piquet (+1.950) e dall’altra Ferrari di Alesi (+2.085). Al via, Senna mantiene il comando, con Prost e Mansell a seguire; bravo Alesi ad infilarsi in 4° posizione, davanti a Patrese e Berger. Il Professore, però, non riesce a tenere il ritmo imposto alla gara da Senna, che dopo 10 giri viaggia già con una decina di secondi di vantaggio. Il più attivo del gruppo di testa è sicuramente Patrese. Dopo aver superato Alesi (giro 16), raggiunge ed attacca anche Mansell, ma finisce nella via di fuga, ripartendo 6°; nel volgere di pochi giri, riprende la coppia Alesi-Berger, passando l’austriaco al giro 30. Tra il giro 35 ed il giro 36, finiscono ko sia Mansell (cambio) che Berger (pompa della benzina). Poco dopo, entrambe le Ferrari vanno ai box per un cambio gomme, consentendo a Patrese e Piquet di salire virtualmente sul podio. Come il compagno, anche Patrese comincia ad avere noie al cambio; nel corso della 50° tornata, la sua Williams parte in testacoda in uscita di curva 7, venendo centrata dalla Benetton di Moreno; entrambi devono ritirarsi. Al giro 53, Alesi infila Piquet ed è 2°; 4 tornate dopo, Prost fa lo stesso con Modena (Brabham) per la 4° posizione. Nel corso del giro 69, Piquet passa Alesi; ma al passaggio successivo è Prost ad issarsi in 2° posizione, mentre Alesi, per problemi al cambio, perde terreno, fino a ritirarsi (giro 73). Senna, al termine di una gara in solitario, vince per la 27° volta; sul podio anche Prost e Piquet. Bisognerà attendere il GP del Canada 2010 per riavere tre Campioni del Mondo sul podio (Hamilton, Button e Alonso).

La partenza del GP degli Stati Uniti 1991, vinto, come l'anno prima, da Ayrton Senna (foto da: hunnylander.wordpress.com)
La partenza del GP degli Stati Uniti 1991, vinto, come l’anno prima, da Ayrton Senna (foto da: hunnylander.wordpress.com)

Appuntamento ai prossimi giorni con il quarto ed ultimo capitolo della storia del GP degli Stati Uniti.

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Archiviato in:Formula 1, Motori, Storie GP F1 Contrassegnato con: Alain Prost, Ayrton Senna, F1 amarcord, F1 GP USA, Ferrari F1, Jean Alesi, McLaren F1, Nelson Piquet, Nigel Mansell, Niki Lauda, Tyrrell F1, Williams F1

Info Gianluca Zippo

Nato a Formia il 13/01/1988. Laureato in Giurisprudenza presso la Federico II di Napoli, già collaboratore e redattore per Teladoiolamerica.net. La Formula 1 è la mia passione e il campo nel quale desidero affermarmi. Il mondo dello sport, comunque, mi affascina a 360° e seguo con assiduità anche calcio e NBA, collaborando rispettivamente per altronapoli.it e nba24.it.

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