Storia F1 GP Giappone – La gara nipponica sarà teatro della 17° prova del Mondiale 2016 e noi andremo a narrarne, come sempre, le vicende, dalla prima edizione ai giorni nostri
F1 GP Giappone 2010-13: Button evita il pokerissimo di Vettel – L’edizione 2010 è dominata dalla Red Bull. Si ripete quanto avvenuto nel 2004: a causa della pioggia forte e persistente che cade sul circuito dalla mattina del sabato, le qualifiche vengono prima posticipate poi spostate alla domenica mattina. Vettel conferma la pole dell’anno prima, precedendo il team mate (nonché leader del mondiale) Webber di +0.068; 3° crono per Hamillton, il quale però parte 8° a causa della sostituzione del cambio; così, in seconda fila, troviamo Kubica (Renault) ed Alonso (Ferrari). La Ferrari lista a lutto il tricolore sulla vettura in onore di 4 militari morti in Afghanistan, mentre Di Grassi (Virgin) va a sbattere nel giro di ricognizione.
Lo start è caotico a centro gruppo: Vettel scatta bene, seguito da Kubica, bravo a scavalcare Webber; dietro, Petrov (Renault) si tocca con Hulkenberg (Williams) finendo a muro; alla prima staccata, Massa colpisce violentemente Liuzzi (Force India) dopo aver messo le ruote nell’erba; la safety car è costretta ad entrare in pista. Alcuni vanno ai box, con Kubica clamorosamente costretto al ritiro per la perdita della posteriore destra (giro 3); dietro Maylander, così, troviamo le due Red Bull seguite da Alonso, Button (McLaren), Hamilton, Barrichello (Williams), Schumacher (Mercedes) e Heidfeld. Si riparte al 7° giro, con Schumi che passa l’ex compagno in Ferrari Barrichello. Le due RB6 mettono in pista da subito un ritmo difficilmente sostenibile per gli altri che, mano a mano, perdono contatto. Tra i primi, Button è l’unico ad allungare il primo stint, essendo su gomme dure; questo gli consente di guidare il gp per 13 giri; quando tocca a lui andare ai box, rientra 5°, con Vettel sempre al comando, su Webber, Alonso e Hamilton. Il Campione 2008 prova ad avvicinare il ferrarista, ma deve desistere a causa di un problema al cambio, che gli fa perdere la 3° marcia; poco dopo, Lewis cede la 4° posizione a Button (giro 44). Vettel, così, ottiene l’8° vittoria in carriera, davanti a Webber ed Alonso.

Nel 2011, per l’11° ed ultima volta (per il momento), Suzuka torna ad assegnare il Titolo. Le qualifiche vedono Vettel soffiare la pole a Button (unico che può ancora insidiarlo in classifica), per soli 9 millesimi; seguono Hamilton, le Ferrari di Massa ed Alonso e Webber. Al via, Button è molto aggressivo, tanto da attaccare Vettel all’interno; il tedesco risponde per le rime, portando Jenson con le ruote sull’erba, manovra che permette a Hamilton di passare il compagno di squadra. Per questa manovra Seb viene posto sotto indagine, ma non sanzionato. Tra il 6° e l’8° giro, prima Massa lascia passare Alonso, poi Hamilton fa lo stesso con Button; subito dopo, Lewis rimane vittima di una foratura. Le prime due serie di soste si svolgono già nella prima metà di gara e Button riesce a balzare davanti a Vettel, mentre Alonso guadagna la posizione su Webber. Da segnalare il ritiro di Buemi, che perde una ruota uscendo dai box (giro 13). Al giro 23, Hamilton prova l’attacco a Massa alla Casio Triangle; i due si toccano e i detriti restano in traiettoria, richiedendo l’ingresso della safety car. Maylander si fa da parte in chiusura di 27° giro, con Button ancora primo. La seconda serie di soste, che vede Schumacher comandare per tre passaggi (prima volta da Suzuka 2006), porta Alonso a passare Vettel, entrato in pit lane quattro giri prima dell’asturiano. Button riesce a contenere, negli ultimi giri, il recupero di Alonso, andando a vincere la gara. Festeggia comunque Vettel, al quale basta il 3° posto per laurearsi Campione per la seconda volta di fila.

Gara particolare quella del 2012, che segnerà, insieme a Spa, la lotta iridata tra Alonso e Vettel. E’ anche il weekend nel quale Kaiser Schumi annuncia il secondo e definitivo ritiro; contestualmente, la Mercedes ufficializza l’arrivo di Hamilton. Alonso arriva in Giappone con 29 punti di margine su Seb (194 a 165), ma in qualifica, mentre il tedesco è per l’ennesima volta in pole, lui è solo 7°; in mezzo a loro, nell’ordine, Webber, Button, Kobayashi (Sauber), Grosjean (Lotus) e Perez (Sauber). La partenza, come in Belgio, risulta fatale ad Alonso: Vettel resta 1°, mentre Kobayashi lo segue, bravo a sfruttare uno scatto non convincente di Webber e, in particolare, di Button, passato anche da Grosjean e Perez; poco più indietro, Raikkonen (Lotus) pizzica con l’ala anteriore la posteriore sinistra di Alonso, che finisce nella via di fuga, ko. Un altro contatto, stavolta tra Rosberg (Mercedes) e Bruno Senna (Williams), costa il ritiro al tedesco. In uscita da curva 2, Grosjean colpisce Webber; entrambi devono cambiare il musetto, con il franco-elvetico punito anche con uno stop&go. In pista entra la safety car, che dopo due passaggi si fa da parte. Vettel comanda su Kobayashi, Button, Massa, Raikkonen, Perez e Hamilton. La prima serie di pit stop sorride a Massa, che supera sia Button che Kobayashi, issandosi in 2° posizione. Perez e Hamilton continuano a duellare, ma il messicano, dopo aver provato l’attacco al tornantino, si gira e si ritira (giro 19). La classifica resta invariata dopo i nuovi cambi gomme, se si eccettua il sorpasso di Hamilton ai danni di Raikkonen. Non cambia più nulla: Vettel trionfa, si porta a –4 in classifica da Alonso e ottiene il Grand Chelem; Massa chiude 2°, tornando sul podio dopo due anni (Corea 2010); storico il 3° posto di Kobayashi, al primo podio della carriera, bravo a tenere a bada Button negli ultimi giri.
F1 GP Giappone 2012: lo start da differenti camera-car
Dominio Red Bull anche nel 2013. La pole va a Webber, 174 millesimi più rapido di Vettel; seconda fila per Hamilton (Mercedes) e Grosjean; terza fila con Massa e Rosberg; Alonso è solo 8°, affiancato dalla Sauber di Hulkenberg. Allo spegnersi dei semafori, è da applausi lo scatto di Romain Grosjean: buttandosi tutto a destra, il pilota della Lotus scavalca tutti e gira alla prima curva in testa; dietro di lui, Vettel tocca la posteriore destra di Hamilton, che fora. Nella parte finale della griglia, si toccano van der Garde (Caterham) e Bianchi (Marussia), entrambi out. Dietro al leader della gara, abbiamo Webber, Vettel, Rosberg, Massa e Alonso. L’usura delle gomme è alta, per cui già intorno al 10° giro cominciano i pit stop. Grosjean mantiene la leadership, mentre Hulkenberg, anticipando la sosta, passa le Ferrari; Rosberg si becca un drive through per unseafe release in quanto, ripartendo, stava per colpire Perez (McLaren). Al giro 19 Alonso passa Massa; poco dopo, sia lui che Hulkenberg superano Ricciardo (Toro Rosso), salito al 4° posto ma ancora senza pit effettuati. Al giro 25°, impossibilitato ad attaccare Grosjean, Webber passa da due a tre soste, cedendo la posizione a Vettel. Tre giri dopo, Massa inaugura la seconda serie di soste, seguito, quindi, da tutti gli altri. Il brasiliano, però, supera lo speed limit in corsia box e viene sanzionato con un drive through. Vettel è l’ultimo a rientrare (giro 36), ritrovandosi 3°, vicino a Grosjean e a 14? da Webber. Il tedesco, con gomme più fresche, infila il pilota della Lotus alla chicane (giro 41); un passaggio dopo, Webber effettua la terza sosta, tornando sul tracciato, a sua volta, in 3° posizione. Seb va a vincere per la 35° volta in carriera, mentre Mark rimonta velocemente su Grosjean, passandolo in avvio di penultimo giro sul rettilineo dei box.

F1 GP Giappone 2014: Adieu Jules! – E arriviamo all’edizione 2014, segnata dal dramma che ha colpito Jules Bianchi. Il weekend vede anche l’esordio del baby Max Verstappen, a soli 17 anni al volante di una Toro Rosso, anche se solo nelle libere. Le qualifiche vengono dominate, come sempre in stagione, dalle Mercedes, con Rosberg in pole su Hamilton (+0.197); l’unico a tenere il passo è Bottas (Williams, a +0.622). Più lontani gli altri, a partire dall’altra FW36 di Massa (+1.021), dalla Ferrari di Alonso (+1.234) e dalla Red Bull di Ricciardo (+1.569). Prima del via, un forte temporale si abbatte sulla pista, allagandola. Charlie Whiting decide di farla partire in regime di safety car; dopo soli due giri, però, tutti di nuovo in pit lane; la pista è impraticabile. Dopo una ventina di minuti d’attesa, ci riprovano, sempre dietro la SLS AMG guidata da Maylander. Subito dopo la ripartenza, Alonso deve fermarsi (problema elettrico). La gara riprende, nella sua valenza agonistica, al giro 10, con le Mercedes che immediatamente cominciano a guadagnare. La pista è in condizioni migliori rispetto a mezz’ora prima e i piloti optano subito per il passaggio alle intermedie. Rosberg mantiene la prima posizione, su Hamilton, Button (tra i primissimi a rientrare), Bottas, Massa, Vettel e Ricciardo. In queste condizioni, le Williams sono in difficoltà e vengono superate dalle due Red Bull. Davanti, Hamilton comincia ad avvicinarsi a Rosberg e, dopo averci provato due volte, sferra la stoccata decisiva in apertura di 29° giro, passando il team mate all’esterno di curva 1. La seconda serie di cambi gomme, che comincia pochi giri dopo, vede Vettel scavalcare sia Ricciardo che Button, passando 3°. Bravo anche Hulkenberg (Force India), che balza avanti alle Williams. La pioggia riprende a cadere con una certa insistenza, e la luce naturale comincia a scarseggiare. Intanto si accende un bel duello per la 4° posizione tra Button e Ricciardo; l’italo-australiano deve sudare le proverbiali sette camicie per sbarazzarsi dell’inglese (giro 42). Un giro dopo, in uscita dalla Dunlop, Sutil (Sauber) perde il controllo e, dopo essersi girato, finisce contro le barriere. Vengono sventolate le bandiere gialle e una ruspa entra nella via di fuga per spostare la Sauber. Poco dopo la tragedia: Jules Bianchi, approssimandosi verso il luogo dell’incidente di Sutil, perde a sua volta la Marussia, a causa dell’acquaplaning; il pilota di Nizza esce di pista a 213 km/h e, sfortunatissimo, finisce sotto la gru, dal lato del contrappeso, a 126 km/h. Entra la safety car, seguita anche dalla medical car. C’è confusione, data dal fatto che non si capisce il motivo dell’ingresso in pista di quest’ultima. Dalle immagini, non chiare, sembra che qualche commissario sia rimasto coinvolto, anche se sembrano notarsi i rottami di un’altra monoposto vicino la gru. Dopo circa 3 giri dietro la safety, viene esposta la bandiera rossa e la gara viene dichiarata conclusa al giro 44, con la vittoria di Hamilton su Rosberg e Vettel. La situazione si fa più chiara con il passare dei minuti, soprattutto quando ci si accorge che, tra le vetture rientrate ai box, manca la Marussia di Bianchi; tra l’altro, i volti nel box del team anglo-russo fanno trasparire grande preoccupazione. Man mano, la notizia sulla reale dinamica dell’incidente si fa strada nel paddock, così come quella sulle condizioni del giovane transalpino, da subito disperate. Trasportato immediatamente all’ospedale di Yokkaichi, Bianchi viene operato chirurgicamente alla testa per ridurre un diffuso ematoma e viene tenuto in stato di coma indotto. Tornato a Nizza nel mese di Novembre, la battaglia di Jules è finita alle 2:45 del 18 Luglio 2015, dopo oltre nove mesi d’agonia, riportando, 21 anni dopo Ratzenberger e Senna, la morte in F1.

F1 GP Giappone 2015: Hamilton fa il bis – Concludiamo il nostro viaggio con l’edizione della passata stagione. In qualifica, è Nico Rosberg il più rapido, +0.076 meglio di Hamilton; poi Bottas, Vettel, Massa e Raikkonen. La Q3 termina con lo spettacolare incidente di Daniil Kvyat il quale, dopo aver pizzicato l’erba subito prima del curvone che porta all’Hairpin, perde il controllo della sua Red Bull e si schianta contro le barriere, dopo aver effettuato anche un cappottamento. Solo un grosso spavento per fortuna. Al via, Hamilton affianca all’interno Rosberg e, di forza, lo spinge verso l’esterno in curva 1, tanto che il tedesco viene passato anche da Vettel e Bottas. Alle spalle dei primi quattro, Raikkonen e le Lotus di Grosjean e Maldonado. Un contatto tra Ricciardo e Massa spedisce entrambi in fondo alla classifica. Bottas apre la prima serie di soste, al termine della quale la situazione resta invariata. Ma, in chiusura di giro 17, alla Casio Triangle, Rosberg infila il finnico. Il pilota della Williams, in occasione del secondo cambio gomme, perde la posizione anche nei confronti di Raikkonen; Rosberg, invece, passa Vettel. Tutto tranquillo per Hamilton, che rientra comodamente primo e dilata il margine sul team mate fino ai 19 secondi finali. Un Rosberg che, dal canto suo, ha passato tutta la fase finale di gara con la sagoma rossa di Vettel a breve distanza. Da ricordare, in questa gara, il doppio sorpasso subito in curva 1 da Button, con protagonisti Verstappen e Nasr (che beffa entrambi) e l’indimenticabile sfogo di Alonso contro la lenta MP4-30. Dopo esser stato superato facilmente da Sainz ed Ericsson (4° e 5° giro), Nando sbotta una prima volta: “È come guidare sul ghiaccio. Mi passano in rettilineo come se fossi una GP2. È imbarazzante, molto imbarazzante“. Il culmine lo si raggiunge al giro 26, quando è Verstappen a staccare letteralmente gli adesivi dalla Mp4-30 dello spagnolo, che non ce la fa più: “Motore da GP2, motore da GP2. Aargh!“.
F1 GP Giappone 2015: i famosi team radio di Fernando Alonso
Prossimo appuntamento con la storia del GP degli Stati Uniti. Non mancate!
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