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Ti trovi qui: Home / Rubriche / Il blog di Mrgollins / Morte Salom e il dogma sulle vie di fuga in asfalto

Morte Salom e il dogma sulle vie di fuga in asfalto

10 Giugno 2016 di Mario Luca Gollini Lascia un commento

Dopo la morte di Salom ci si interroga sull’effettiva sicurezza delle vie di fuga in asfalto

Le vie di fuga in asfalto sono il grande problema del motorsport attuale. Un problema che fino a settimana scorsa riguardava soltanto l’aspetto sportivo, ora, dopo il drammatico incidente costato la vita a Luis Simon nel GP di Catalogna 2016, riguarda, forse, anche la sicurezza.




Proprio nel tentativo di rendere più sicure le corse, negli ultimi 15 anni la commissione piloti di F1 ha convinto la Fia a modificare le vie di fuga di tantissimi circuiti: via la ghiaia e spazio all’asfalto. Metri e metri di asfalto che consentono ai piloti di prendere rischi che altrimenti non prenderebbero.

Una soluzione antisportiva 

Una soluzione antisportiva che ha rovinato i Gran Premi. Cosa succederebbe se togliessero tutti i bunkers presenti in un campo da golf? Probabilmente i golfisti deciderebbero di non entrare in campo, rifiutandosi di giocare su un percorso tanto facile, nel quale gli errori non si pagherebbero. Mettersi sul tee di partenza e sapere che “sparando a tutta” andrà comunque bene, perché all’esterno del fairway non troverò più la sabbia del bunker ma ancora erba, rappresenterebbe ancora una sfida? Nel golf, come in qualsiasi altra competizione, una cosa del genere sarebbe inammissibile. Nel mondo del motorsport invece la si accetta; si va in pista rischiando la vita, quindi se una soluzione migliora la sicurezza non la si può rifiutare. Anche se, è giusto precisare, l’introduzione delle vie di fuga in asfalto nei principali circuiti di tutto il mondo non ha trovato un’approvazione unanime (tra i più critici Giacomo Agostini, Jackie Stewart e Jacques Villeneuve).

La direzione gara e quel potere che non le spetta

Oltre ad aver facilitato (e di molto) la guida ai piloti, le vie di fuga in asfalto hanno anche dato alla direzione gara un eccesso di potere. Se un pilota va qualche metro oltre al cordolo non paga più; anzi, in molti casi guadagna tempo. È dunque compito del direttore di corsa penalizzare i piloti andati oltre la linea bianca che separa pista da via di fuga; prima dell’introduzione delle vie di fuga in asfalto questo era un compito naturale della pista: chi andava oltre il cordolo trovava la ghiaia ed era costretto a togliere gas.

Vie di fuga in asfalto più sicure? Non è più una verità assoluta dopo la morte di Salom

Moto 2 Salom GP Catalogna 2016 vie di fuga in asfalto
Le immagini dei soccorsi a Luis Salom (fonte twitter @CansecoF1)

Di “sportivo” non hanno nulla le vie di fuga in asfalto, di “sicuro” fino a settimana scorsa sembrava avessero tutto: asfaltiamo il più possibile, più si asfalta è più vite si salvano, questa la convinzione di FIA e GPDA, a cui il Motomondiale non aveva mai storto il naso. Poi la terribile caduta di Salom ha fatto crollare questa tesi che negli ultimi 15 anni era stata accolta come una verità assoluta: in molti, dopo aver visto quanto accaduto al pilota spagnolo, hanno chiesto di sostituire nella via di fuga l’asfalto con la ghiaia.

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Archiviato in:Il blog di Mrgollins Contrassegnato con: FIA, GP Catalunya, GP Catalunya 2016, GPDA, Gran Premio Catalunya 2016, Luis Salom, MotoGP 2016, MotoGP Barcellona 2016

Info Mario Luca Gollini

Nato a Genova nel 1983, mi sono laureato in Architettura nel 2008. Da sempre appassionato di sport, ho avuto l’opportunità di assistere dal vivo ad eventi quali l’ultima vittoria in Coppa del Mondo di Alberto Tomba, i Gran Premi di Montecarlo e Monza, il Sei nazioni di Rugby a Croke Park e diversi Open di golf che hanno contribuito a coltivare la mia passione e conoscenza di queste discipline. Vice direttore di teladoiolamerica dal 2010 al 2014. Segui @mrgollins

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